Immaginatevi uno sciatore che «si lancia giù, con gli occhi bendati, per una discesa piena di abeti». Voi siete «in fondo alla discesa» e lo vedete arrivare indenne. Se siete credenti griderete al miracolo, altrimenti penserete a un qualche programma scritto nel genoma «tanto misterioso quanto complesso». In pochi penseranno a una soluzione più semplice e scientificamente più elegante: forse sono partiti «miliardi di sciatori» e uno solo ce l’ha fatta grazie a processi casuali che l’hanno reso adatto al suo ambiente. Questa metafora, tratta da Né dio né genoma di Jean-Jacques Kupiec e Pierre Sonigo (elèuthera 2009), riassume brillantemente...