Il gioco di ruolo giapponese classico qualcuno lo ritiene estinto o così lo vorrebbe, ma non lo è. Lo ribadisce Bravely Second End Layer per Nintendo 3DS con un rigore che non esclude l’innovazione dei canoni del genere, risultando così un’operazione di restauro e rilancio. Seguito diretto di Bravely Default, tanto da risultare godibile soprattutto da chi ha trascorso innumerevoli ore con questo, Bravely Second è l’opera ideale per chi è cresciuto giocando ai primi Final Fantasy, Dragon Quest o Lunar Silver Star Story e percepisce un vuoto nel mercato di oggi, che tende a virare le dinamiche tattiche dei giochi di ruolo nipponici verso un’azione più fisica, realistica e meno riflessiva.

Qui, come nel suo predecessore, i combattimenti sono rigorosamente a turni e ci lasciano il tempo di meditare sulla prossima azione del nostro party come se stessimo valutando la mossa di una partita a scacchi. Il risultato è quello di un piacere strategico «antico» amplificato dall’opzione di sacrificare le gesta di uno dei quattro personaggi per accumularle e scatenarle una di seguito all’altra e da un sofisticato «job system», ovvero la possibilità di mutare classe al carattere per acquisire costumi, abilità e armi diverse. Possiamo quindi decidere la carriera degli eroi secondo le nostre preferenze che tuttavia sono influenzate dal bilanciamento della compagnia; non conviene avere personaggi votati solo al combattimento ma capaci di curare, difendere e lanciare magie. Bisogna dunque usare le tante classi disponibili in maniera dinamica per adattare i personaggi alle diverse sfide proposte.

Questa volta il protagonista è l’impacciato e colto Yew, accompagnato da Magnolia, travolgente fanciulla lunare. La compagnia è composta da quattro personaggi ma riguardo agli altri due è saggio mantenere il riserbo per non turbare la sorpresa a chi deve ancora cominciare il gioco. Sono trascorsi due anni e mezzo dagli eventi conclusivi di Bravely Default e un nuovo male si sta scatenando sulle terre ancora sconvolte dal ricordo recente di guerre e catastrofi. Il tono di questo sequel è più scanzonato, addirittura comico se comparato a quello così tragico del primo episodio, tuttavia non illuda la superficie illusoriamente vaga, la componente narrativa include dei picchi drammatici sconvolgenti tra tanta leggerezza.

Da vedere, nelle tre dimensioni del 3DS, Bravely Second è bello della bellezza di un acquarello dal soggetto fantastico o dell’illustrazione di un libro di fiabe. Ogni scenario è disegnato a mano e che sia una foresta ombrosa tra le cui fronde filtrano rari raggi di luce o un villaggio che rilegge quello dei Sette Samurai attraverso i colori di Miyazaki, invita l’occhio a soffermarvisi con amore e a smarrirsi nei suoi dettagli. L’ispirata, talvolta fantascientifica,colonna sonora di Ryo riesce a fondersi con poetica efficacia all’evoluzione della trama e all’incedere dell’azione e conviene giocare indossando degli auricolari per favorire oltremodo l’immedesimazione.

Epopea portatile da vivere ovunque aprendo squarci fantastici nella realtà di tutti i giorni, Bravely Second non è una fuga dal mondo malgrado il tema fantasy, poiché con il nostro presente intrattiene un profondo rapporto dialettico, fino a infrangere la barriera che dovrebbe dividere chi gioca dai personaggi che controlla. Perché gli eroi di Bravely Second, così come quelli del suo prequel, «sanno» che c’è qualcuno che li sta osservando e aiutando oltre l’effimero schermo del 3DS.