Tra le varie discussioni nelle quali capita di restare intrappolati sui social network, quella a cui ho assistito nei giorni scorsi aveva come tema la moda per gli uomini. Tutto è nato dalla foto di un modello in passerella che indossava due camicie lunghe fino a metà coscia nuda e pelosa, calzino midi, scarpa allacciata, giacchina striminzitissima, mantellina sopra la giacchina, cravatta, borsa a bauletto. Sono subito arrivati commenti molto perplessi o orripilati, finché una ragazza ha insinuato che chi criticava era retrogrado perché incapace di vedere che quella mise abbatteva le convenzioni e non faceva altro che mettere all’uomo una gonna, perfetto contraltare di una donna che si infila nei pantaloni. Qualcuno ha obiettato che il problema non era quello, ma l’accozzaglia di pezzi messigli addosso un po’ a casaccio che lo facevano apparire più ridicolo che elegante.

Tutti sappiamo che gli abiti seguono delle convenzioni che le mode confermano o abbattono. Gli uomini in sottana sono sempre esistiti e tuttora esistono, ma ognuno rientra in un ambito e in codici comunemente accettati. Kilt, parei, sarong, abiti talari di svariate religioni, le tuniche degli antichi romani, i pepli dei greci, le minigonne dei travestiti sono solo alcuni esempi.

Personalmente trovo che in certi casi sia un vero peccato che gli uomini debbano coprirsi le gambe e in altri penso che una gonna camufferebbe meglio di un pantalone certi giro vita abbondanti. Ma allora perché il maschio medio occidentale fa così fatica a indossare una sottana? Credo che questa resistenza nasca dal fatto che l’immaginario comune maschile faccia molta più fatica di noi ad abbandonare le strade che danno certezze. Da una parte deve esserci la paura del ridicolo, dall’altra quella di essere giudicati maschi a metà. Nemmeno noi eravamo ben viste quando abbiamo cominciato a infilarci nei pantaloni, tagliarci i capelli e metterci le scarpe da uomo, però lo abbiamo fatto e adesso abbiamo a disposizione una scelta infinita di opzioni. Non che questo ci metta al riparo da errori o cattivo gusto, ma vuoi mettere il divertimento di poter scegliere secondo l’umore, la necessità o la voglia del momento? L’unico problema, casomai, è che abbiamo bisogno di armadi più capienti e che non sempre gli abbinamenti risultano facili o immediati. Vorrei quindi spezzare una lancia a favore degli uomini in gonna e dire loro: provateci, osate, uscite dai soliti jeans, dai completi pantalone/giacca, dai bermuda.

Uno degli uomini più affascinanti che abbia mai visto a Milano era un orientale altissimo che indossava una camicia e un pareo. Si giravano tutte a guardarlo e non perché era ridicolo, ma per la sicurezza che emanava. Certo, servirà un certo rodaggio, bisognerà trovare sarti che adattino tagli e misure, si dovrà risolvere il problema delle ginocchia scoperte in inverno, magari inventare collant versione maschile, ma chi l’ha detto che non si può fare? Mi limito a un solo consiglio. Non scimmiottate le donne perché le misure e le proporzioni sono diverse e inventate un vostro stile. Infine, dotate le gonne di tasche poiché senza quelle anche noi siamo scomode. Dovrete poi abituarvi a non stravaccarvi sulle sedie se non volete mettere in mostra tutto l’underwear, ma si impara in fretta. Se poi dovesse capitarvi quello che successe due anni fa ai camerieri del pub Hootananny, a Inverness, che dovettero smettere di indossare il kilt perché le clienti ci infilavano sotto le mani, potrete dire di essere anche voi vittime di sessismo e noi lotteremo con voi per il vostro diritto a portare la gonna.

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