Riunione fiume ieri al ministero dell’Istruzione tra i tecnici del dicastero e i sindacati. La convocazione è arrivata per il pomeriggio, il tavolo è andato avanti fino a sera. Evidente l’intenzione del governo di chiudere la partita in fretta, visto che il primo settembre si riaprono i portoni degli istituti. I nodi da sciogliere molti e complicati. Alle sigle sindacali innanzitutto non è piaciuto il metodo: Piano scuola e decreto sul green pass obbligatorio per il personale, tutte misure decise senza sentire la controparte. Per chiudere il cerchio manca la firma sul piano sicurezza.

I SINDACATI hanno fatto le loro osservazioni, giovedì la riunione si è chiusa con un nulla di fatto. Ieri pomeriggio le distanze erano ancora notevoli così è stata decisa una pausa di mezzora prima di riprendere la trattativa alle 20, la firma potrebbe essere arrivata ma non tutte le sigle erano intenzionate a chiudere con un sì. «Ci sono delle lacune su cui si deve lavorare» aveva spiegato giovedì la segretaria della Cisl Scuola, Maddalena Gissi.

La Flc Cgil ha messo 4 questioni sul tavolo: «Garantire il distanziamento con misure chiare, vista la vaghezza delle indicazioni del Cts contenute nel parere del 12 luglio. Finanziare l’organico aggiuntivo Covid fino alla fine dell’anno scolastico. Tamponi gratuiti. Rilevazioni e screening dei contagi». Ma la Flc ha anche aggiunto un ulteriore elemento: «In relazione al green pass, riteniamo che le indicazioni non possano essere acquisite dal protocollo di sicurezza». Difficile che il governo accetti che la misura bandiera resti fuori, per poi essere oggetto di revisione in sede di conversione del decreto il parlamento.

LA BOZZA di piano con cui si è chiuso il pomeriggio prevedeva: costo dei tamponi a carico delle scuole; supporto per le verifiche del green pass (per venire incontro ai presidi); richiesta al ministero della Salute di una corsia preferenziale per la vaccinazione del personale; contact tracing in caso di possibile contagio. Sul distanziamento, impegno «ad attivare un piano sperimentale di intervento, mediante lo stanziamento di apposite risorse per azioni mirate e specifiche (più docenti, più Ata, attenzione agli aspetti logistici e all’ampliamento dell’offerta formativa) in vista dell’intervento organico, già programmato, con le risorse del Pnrr».

DECISA A NON FIRMARE il protocollo l’Anief, spiega il presidente Marcello Pacifico: «Abbiamo chiesto la sospensione dell’applicazione del green pass in attesa del passaggio del dl alle Camere, visto anche che i sottosegretari Sasso e Floridia hanno espresso perplessità. Noi abbiamo già raccolto 107mila firme contro il pass e, inoltre, ieri il tribunale della Galizia ha annullato la carta verde: considerate le pronunce che c’erano già state, da ieri la misura è stata cancellata dalla Spagna. Il governo tragga le conseguenze».

IL DISTANZIAMENTO è l’altro tema al centro del confronto: «Vogliamo sapere dal ministero il numero degli alunni consentiti, in sicurezza, per metro quadrato. Secondo i pareri tecnici che abbiamo, non ci possono essere più di 15 alunni per 35 metri quadrati. È inutile dirci che l’anno scorso abbiamo firmato senza questa clausola, c’era stato l’impegno a lavorarci e invece non si è fatto nulla. E poi c’è il personale Covid: il governo ha finanziato le assunzioni solo fino a dicembre e solo per il recupero degli apprendimenti. Nel pomeriggio c’è stata un’apertura per l’impiego anche nella didattica. Non basta. La scuola italiana deve recuperare i tagli della riforma Gelmini, il governo ha i 19 miliardi del Pnrr destinati al comparto. Non ci sono più scuse». Alla vigilia dell’incontro serale il tono è netto: «Non firmiamo e, anzi, impugniamo il decreto sul green pass in tribunale».