Il governo intende assumere 112.473 mila docenti «a tempo indeterminato sui posti effettivamente vacanti e disponibili» per il prossimo anno scolastico. Lo ha deliberato ieri il consiglio dei ministri su proposta del ministro per la pubblica amministrazione Renato Brunetta e del ministro dell’economia e delle finanze Daniele Franco. In questo modo il ministero dell’Istruzione sarebbe stato autorizzato a procedere.

LA CIFRA corrisponde alle assunzioni del cosiddetto contingente in ruolo, ovvero la somma dei docenti che ogni anno entrano nella scuola di ogni ordine e grado per sostituire i pensionati. E’ stata comunicata con un mese di ritardo. Al netto di questo turn-over ci vorrebbe invece la stabilizzazione di un uguale, o superiore, quantità di docenti e personale scolastico per affrontare tutti i problemi emersi in un anno e mezzo di pandemia. Un esempio può essere utile per fare comprendere la gravità del problema. In Lombardia su 114.448 posti, solo il 77 per cento di questi è docente titolare. Questa situazione impone, anno dopo anno, di coprire queste cattedre vacanti con i docenti supplenti, cioè i precari. Agli studenti non viene mai assicurata una continuità didattica, al personale precario una continuità di reddito, oltre alla continuità didattica. La Lombardia ha un triste primato nazionale. Nel 2020 sembra che si sia raggiunto, di nuovo, un record. Si è parlato di 200 mila precari che, in tutto il paese, e con inquadramento diverso, suppliscono alle assenze.

PRIMA O POI si potrebbe arrivare a una forma di stabilizzazione, via concorso per titoli oppure un’altra procedura, anche per evitare una sanzione da parte della Corte di giustizia europea. Il settore pubblico, e in particolare la scuola, è uno dei più grandi sfruttatori di lavoratori precari in questo paese. Così facendo però si contravviene, tra l’altro, anche alla direttiva della Commissione Europea che prevede l’assunzione a titolo definitivo di tutti i dipendenti della scuola che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio anche non continuativo negli ultimi cinque anni. Nel tempo sono stati molti i sindacati a presentare alla Corte ricorsi a ripetizione per fare rispettare la direttiva europea, dall’Anief alla Flc Cgil. Renzi fu costretto a procedere alla stabilizzazione e la presentò come un fiore all’occhiello della sua cosiddetta «Buona scuola». L’ultima stabilizzazione è stata fatta quando era alla guida del governo. Nel 2015 90 mila docenti. Negli anni successivi gli stabilizzati furono 58.348. In totale quasi 150 mila persone, variamente inquadrati da una riforma criticatissima e a tutt’oggi molto problematica, in parte neutralizzata, che ha concluso un ciclo di trasformazione della scuola, e dell’istruzione, in un’istituzione neoliberale.

IERI È STATA RINVIATA di una settimana la presentazione dell’annunciato piano per il rientro a scuola in attesa che il governo abbia i nuovi dati sulla situazione della pandemia e trovi una quadra sull’obbligo, o meno, alla vaccinazione del personale scolastico. Nella bozza del piano si parla dell’obbligatorietà delle mascherine «di tipo chirurgico o di comunità» nel caso in cui non possa essere rispettato il distanziamento, così come suggerito dal Comitato Tecnico Scientifico. L’obbligo non riguarda i bambini al di sotto dei 6 anni. In caso di positività, inoltre, la sanificazione potrà essere effettuata dal personale della scuola se non sono trascorsi 7 giorni.

IL RINVIO del piano è avvenuto anche in ragione dell’incertezza sul numero reale del personale scolastico che non è stato vaccinato. Mentre era giunta a buon punto la solita campagna di criminalizzazione contro presunti renitenti al vaccino, lo stesso ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha mostrato di dubitare del dato, diffuso a livello ufficiale, sulle 220 mila persone tra docenti e personale Ata che non avrebbero ricevuto nemmeno una dose. è anzi probabile che i numeri siano inferiori e che l’85% degli immunizzati sia addirittura superiore.

LA CONFUSIONE è iniziata nel momento in cui è stata interrotta la somministrazione del vaccino Astrazeneca inizialmente dedicato al personale scolastico e universitario. Da quel momento è stato perso il censimento dei vaccinati, anche perché nel frattempo sono subentrati altri criteri, a cominciare da quello della fascia di età. È dunque possibile che la minoranza che non è riuscita a farsi vaccinare con Astrazeneca, o ha scelto di non farlo allora a causa dell’incredibile serie di rovesci comunicativi sulle eventuali conseguenze del preparato, può averlo fatto successivamente. Per ora, in caso di personale scolastico non vaccinato si prospetta un meccanismo di «gamificazione» in tre tappe: richiamo, trasferimento e infine sospensione. Nel caso di positivi tra gli studenti piace l’ipotesi «francese»: il contagiato segue da casa con la Dad.