E dire che Matteo Renzi, prima che la ricreazione finisse, aveva esortato i suoi ministri a non «esternare». L’ex rettrice Stefania Giannini, titolare del dicastero dell’Istruzione e dell’università, sta ignorando sistematicamente l’invito. Ancor prima di aver messo piede a Viale Trastevere, non perde giorno per sciorinare le sue visioni sulla scuola.

«Devo studiare, ma sono una secchiona» ha precisato domenica scorsa. Sta di fatto che l’apprendista-ministro dimostra una grande impazienza. Ieri è toccato al Corriere della Sera ospitare i suoi pensieri ancora in bozza sui concorsi, sugli scatti di anzianti per i docenti. Insensibile al caos esistente, Giannini vuole rilanciare il bonus maturità prima istituito, poi abolito, infine non si sa dalla precedente ministra Maria Chiara Carrozza. «Lo studente non deve andare all’università vergine (sic), ignorando tutto quello che ha fatto prima, che abbia un peso bisogna valutarlo insieme a tutte le altre componenti che gli vengono rinchieste – ha detto Giannini – Una cosa è che faccia un test, o un colloquio, o una prova a risposta multipla, però il voto di maturità non è altro che la sintesi che uno ha fatto nei precedenti anni di carriera scolastica, quindi deve esserci».

Questa decisione è forse dovuta all’approssimarsi del test per l’accesso alle facoltà a numero chiuso che per la prima volta si svolgerà ad aprile. Cioè prima degli esami di maturità che il bonus sia erogato ai ragazzi «meritevoli». Oltre a questa anomalia bisogna considerare un recente decreto ministeriale che ha previsto il taglio del 23% dei posti disponibili a medicina, chirurgia, odontoiatria, veterinaria, professioni saniterie e architettura. Tutto questo aumenterà il caos e la fretta «riformista» del nuovo governo porterà prevedibilmente a nuovi singulti e contraccolpi che potrebbero essere fatali.

Il bonus-maturità attribuisce fino a un massimo di 10 punti ai diplomati che hanno conseguito un punteggio di almeno 80 centesimi alla maturità. Punti che si sommano a quelli conseguiti nei test di ingresso per i corsi universitari a numero chiuso. Questo «turbo» ha generato molteplici diseguaglianze tra chi ha conseguito lo stesso punteggio e appartiene alla stessa scuola. È stato dimostrato dalle riviste telematiche Roars.it e Voce.info che penalizza gli studenti dei licei classici rispetto a quelli di altri istituti. Il «bonus» discrimina anche gli studenti della stessa città, appartenenti a scuole diverse, che tuttavia hanno lo stesso voto di diploma. Con i tagli dei posti disponibili nelle facoltà a numero chiuso, il bonus aumenta nei fatti le discriminazioni esistenti nell’accesso ai saperi.

Il 20 febbraio scorso l’Unione degli Universitari ha vinto un ricorso record al Tar del Lazio permettendo a oltre mille ricorrenti contro i risultati dei test a medicina dell’anno scorso di essere riammessi con riserva agli studi. Secondo l’avvocato Michele Bonetti, che ha curato la «class action», questo status riguarda coloro che «con il punteggio del test e con l’aggiunta del bonus maturità eguagliano o superano l’ultimo degli ammessi ad oggi nella graduatoria nazionale in una delle sedi opzionate». Sarebbero 5 mila gli studenti in attesa di una sentenza simile. «Il disastro del bonus maturità è sotto gli occhi di tutti – afferma Daniele Lanni, portavoce della Rete degli studenti medi – la sua riproposizione sarebbe un incredibile errore. L’esame di stato è un sistema ingiusto, caricarlo di ancora maggiori responsabilità sarebbe una follia bella e buona». «Ci chiediamo dove abbia vissuto negli ultimi mesi la ministra – afferma Alberto Campailla, portavoce del coordinamento universitario Link che definisce il bonus «una vergogna» – non si è accorta che migliaia di studenti sono stati penalizzati?».

Gli studenti hanno convocato manifestazioni in tutte le città il prossimo 7 marzo. L’Udu promette ricorsi a pioggia contro l’anticipo dei test ad aprile. Non si era ancora mai visto un ministro che scatena gli studenti ancora prima del suo insediamento. Giannini ha battuto ogni record.