Il governo Conte ha due mesi per adottare «misure concrete» per stabilizzare 370 mila precari della pubblica amministrazione di cui almeno 160 mila lavorano nella scuola, nell’università o nella sanità dove si continua ad assumere con contratti a breve termine anche nell’emergenza pandemica del Covid. Se non lo farà la Commissione Europea aprirà una procedura di infrazione che potrebbe costare milioni di euro al contribuente italiano. A febbraio il governo rischia di essere deferito alla Corte di giustizia europea se a febbraio non avrà impostato una legge conforme alla direttiva 70 della comunità europea varata nel 1999 che obbliga l’assunzione dei lavoratori che hanno stipulato 36 mesi di contratti continuativi negli ultimi 5 anni. In quella sede la Commissione potrà chiedere alla Corte di imporre sanzioni e obbligare il governo a conformarsi alla sua sentenza.

Per il momento l’esecutivo è stato «messo in mora» da Bruxelles che ieri ha inviato a Roma una nuova lettera che ricorda la costituzione materiale di un paese dove lo Stato è il primo sfruttatore del lavoro precario. Questa è la descrizione: l’Italia è un «paese dove i lavoratori del settore pubblico non sono ancora sufficientemente tutelati contro la discriminazione e l’utilizzo abusivo della successione di contratti a tempo determinato come previsto dalle norme europee». La Commissione Ue ha fatto il seguente elenco: «insegnanti, operatori sanitari, lavoratori del settore dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica, personale di alcune fondazioni di produzione musicale, personale accademico, lavoratori agricoli e volontari dei vigili del fuoco nazionali». La procedura di infrazione contro l’abuso di contratti a termine nel settore pubblico è iniziata nel luglio 2019 e da alloranon sono state predisposte «garanzie sufficienti per impedire le discriminazioni» contro i precari.

L’Italia è recidiva. Nel 2014 è stata condannata dalla Corte di giustizia e obbligata ad assumere i precari. Lo fece Renzi nel 2015 quando stabilizzò, in diverse forme, 148 mila precari nella scuola. Nel frattempo nella scuola si è riformato un enorme bacino di precariato anche perché da allora nessuno ha cercato di risolvere alla radice il problema strutturale. Nel 2020 solo nella scuola siamo arrivato al record di precariato che il governo Conte, con la ministra dell’Istruzione Azzolina, si è rifiutato di affrontare procedendo alla stabilizzazione degli aventi diritto. Ora dovrà trovare una soluzione che non siano concorsi del tutto insufficienti riservati a persone che lavorano e insegnano da anni per un’amministrazione che li ha già pluri-selezionati e ogni anno li assume e licenzia. «Questo è il frutto di un approccio sempre emergenziale alle politiche assunzionali, che non può che essere moltiplicatore di precarietà» sostiene Tania Scacchetti (Cgil).

Il 2020 è stato l’anno del caos per il precariato nella scuola, Francesco Sinopoli, segretario della Flc Cgil, lo descrive in questo modo: «Dopo il rifiuto di stabilizzare i docenti precari con almeno 3 anni di servizio con una procedura per titoli che ne avrebbe garantito l’immissione in ruolo fin da settembre, oggi abbiamo: un concorso straordinario bloccato al quale non hanno potuto accedere tantissimi insegnanti in quarantena che ora ricorrono ai tribunali, tre concorsi ordinari banditi di cui non si vede neppure l’ombra e decine di migliaia di posti che restano scoperti. Una gestione del reclutamento fallimentare. I diritti calpestati di questi lavoratori che occupano posti vacanti su cui si potrebbero fare le assunzioni fanno il paio con i disagi delle famiglie e degli alunni messi in didattica a distanza».