Nonostante l’intesa del 24 aprile tra il governo Lega-Cinque Stelle con i sindacati maggiori della scuola (Flc Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals e Gilda) su contenuti e promesse vaghe su aumenti salariali e un distinguo sulla ventilata regionalizzazione dell’istruzione prospettata nel progetto di legge sul quale si divide l’esecutivo, ieri i sindacati di base (Cobas, Unicobas, Anief, Cub e Sgb) hanno comunicato un’adesione del 20% allo sciopero in principio convocato congiuntamente con le altre organizzazioni, poi da queste «sospeso» (o ritirato, ampia è la discussione in punta di diritto).

«La scuola è la Walterloo dei governi, vi ricordate il colpo inferto a Renzi e al Pd a causa della “Buona Scuola”? – è stato detto ieri a piazza Montecitorio a Roma durante un presidio gremito – I Cinque Stelle hanno evitato uno sciopero a una settimana dalle europee catturando i “sindacatoni” nella loro rete per un piatto di lenticchie». Fortissima è stata la polemica dai microfoni per una scelta che ha provocato scossoni tra gli iscritti dei sindacati maggiori. La tensione si è trasformata in contestazione quando un iscritto alla Flc-Cgil, che ha sostenuto di avere votato contro la decisione del suo sindacato di «sospendere» lo sciopero già indetto, ha ribadito l’opposizione al devastante progetto di «regionalizzazione dell’istruzione» e dell’«autonomia differenziata». «Straccia la tessera» hanno urlato decine di persone. «Sono decenni che cerchiamo di convincere l’opposizione interna alla Cgil a uscire, ma è più facile eleggere Totti alla presidenza della Roma. Che ce volete fa’, io so’ romanista» ha commentato il portavoce dei Cobas Piero Bernocchi dal microfono.

Per i sindacati la regionalizzazione disgregherebbe il carattere unitario nazionale dell’istruzione creando di fatto venti scuole diverse. Molti interventi hanno poi rilanciato gli altri obiettivi dello sciopero: la richiesta di un rinnovo contrattuale che preveda aumenti salariali che recuperino almeno il 20% di reddito perso negli ultimi anni; l’assunzione di tutti i precari con 36 mesi di servizio; l’aumento degli organici Ata; il «No» all’Invalsi come strumento di valutazione delle scuole, dei docenti e degli studenti e il «No» ai sorteggi che ridicolizzano l’Esame di Stato.

Al ministro dell’Istruzione Bussetti è stato chiesto il reintegro di Maria Rosa Dell’Aria – la docente palermitana sospesa per la ricerca degli studenti sulle leggi razziali del ’38 e il dl sicurezza di Salvini – e le pubbliche scuse per «l’insopportabile umiliazione che ha inferto alla collega, a cui non va tolto neanche un euro di uno stipendio già misero».