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Scudo musulmano per i cristiani nel bus

Scudo musulmano per i cristiani nel busUn sopravvissuto dell'attacco a Mandera, Kenya, rivendicato da Al-Shabaab nel luglio scorso – LaPresse

Kenya Agguato dei miliziani di Al-Shabaab al confine con la Somalia. Costretti alla fuga dalla ribellione civile dei passeggeri di fede islamica, che rifiutano di essere separati dagli altri. «Uccideteci tutti o lasciateci liberi»

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 22 dicembre 2015

A far notizia stavolta non è tanto l’attacco in sé quanto l’audacia e lo spirito di solidarietà tra civili di credo ed etnia diversi che si sono rivoltati – senza armi – contro un commando di uomini armati, probabilmente membri del gruppo al-qaedista somalo degli Al-Shabaab.

Secondo quanto riportato dalla stampa locale, lunedì mattina un autobus con a bordo 50 passeggeri partito la sera prima da Nairobi e diretto a Mandera (senza aspettare l’arrivo – obbligatorio nella regione – della scorta armata), sarebbe stato vittima di un’imboscata nei pressi di Dabacity, al confine con la Somalia.

Il bilancio sarebbe al momento di due morti e tre feriti. Ma poteva andare molto peggio senza quest’atto di ribellione civile. Come accaduto nel novembre del 2014 quando furono 28 le vittime scelte tra i circa 60 passeggeri su un autobus diretto a Nairobi, fatte scendere, sdraiare per terra e uccise con un colpo alla testa per non essere né somale né musulmane. Questa volta al tentativo di separazione tra musulmani e non-musulmani (tattica molto comune tra gli Al-Shabaab negli assalti agli autobus: liberazione degli ostaggi musulmani ed esecuzione di quelli cristiani), i passeggeri musulmani avrebbero fatto fronte comune con i cristiani rifiutandosi di rendere noto il loro credo: «Hanno mostrato un senso di patriottismo e di reciproca appartenenza insistendo sul fatto che gli Al-Shabaab dovevano ucciderli insieme o lasciarli in pace», ha dichiarato al Daily Nation il governatore di Mandera Ali Roba. Reazione inaspettata, che avrebbe costretto il commando a fuggire temendo rappresaglie da parte dei residenti dei villaggi vicini.

L’episodio va a riprova dei rapporti storicamente cordiali tra le comunità cristiane e musulmane del Kenya, deteriorati e messe a dura prova in anni recenti dai frequenti attacchi degli Al-Shabaab contro i cristiani oltreché sui civili indiscriminatamente. E che mette in discussione la strategia antiterroristica del governo del Kenya (già criticato dagli esperti di sicurezza) di ricorso all’uso di tattiche di polizia come gli arresti di massa più che alla collaborazione con le comunità musulmane.

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