Nel grande pelago della canzone napoletana, attraversato da nevrotici rappettari e bagliori neomelodici, il tre-passaporti Canio Loguercio (lucano di nascita, napoletano d’adozione, romano per domicilio) si è conquistato un suo spazio personale, con una carriera variegata tra azioni teatrali, incursioni audiovisive e happening postmoderni. I suoi tratti distintivi sono un linguaggio appassionato, un dialetto acuminato, aggiornato, quasi reinventato a forza (lontanissimo dallo slang popolare generazione Erasmus di Liberato e più vicino alle derive lirico-teatrali di Enzo Moscato e Mimmo Borrelli) e l’uso della voce, generalmente tufacea e scura, suggerendo una complicità ora angosciosa ora sbrindellata. Dopo diversi album in studio...