Al termine del suo appassionato intervento, accanto al presidente Sergio Mattarella, Luigi Ciotti domenica mattina si era rivolto direttamente ai mafiosi: «Ma che vita è la vostra? Papa Francesco ha chiesto in ginocchio di convertirvi, di abbandonare il male. Non oso mettermi alla sua altezza, ma una cosa sento di potervela chiedere. Tanti familiari hanno perso i loro cari e non hanno avuto nemmeno la possibilità di avere il loro corpo, di piangere sulla loro tomba. Uomini e donne della ’ndrangheta, delle mafie, diteci almeno dove li avete sepolti. Vi chiedo – e vi auguro – di avere questo scrupolo, questo sussulto di coscienza».

Per tutta risposta, la mano anonima dei soliti noti ha vergato nottetempo scritte infamanti contro il presidente di Libera: «Più lavoro meno sbirri», e «don Ciotti sbirro», sul muro del vescovado di Locri dove lo stesso Ciotti dimora in vista della manifestazione nazionale della Giornata della Memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie di oggi. Il comune locrese le ha fatte cancellare e ha diffuso un manifesto di risposta che recita «Orgogliosamente sbirri per il cambiamento».

E’ stata, dunque, una vigilia piena di tensione. Tutti gli occhi sono puntati sulla Locride in questi giorni. E la ’ndrangheta preferisce piuttosto muoversi nell’ombra, tramare nel silenzio assordante, mestare nel torbido. «Queste scritte rientrano nella strategia della ’ndrangheta che dice meno sbirri e più lavoro, ma è quella che fa fuggire le imprese che il lavoro lo danno – ha commentato a caldo il procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho – Proprio una settimana fa un’impresa non calabrese che lavorava all’archivio della Corte d’appello, ha abbandonato tutto ed è scappata per le intimidazioni subite. Allora smettiamola di raccontarci storie e cominciamo a denunciare per far sì che la ’ndrangheta smetta di ostacolare lo sviluppo in maniera ignorante. E’ ignorante chi interpreta queste scritte come una verità e non come un’enorme truffa della ’ndrangheta. Tenteremo di capire, anche attraverso le presenze nell’area della manifestazione, quale sia la migliore lettura e a quale cosca vada attribuito il gesto. E’ tipico della ’ndrangheta criticare le migliori iniziative che collegano la Calabria al resto d’Italia». Gli fa eco il vescovo di Locri-Gerace, Francesco Oliva: «Quello che vogliamo è un lavoro degno, che rispetti i diritti degli operai, non il lavoro per il quale si ricorre al capo pastore o al capo cantoniere o al boss di turno. La ’ndrangheta è morte per la nostra terra, è la causa principale del nostro sottosviluppo».

I preparativi per il corteo di oggi, intanto, fervono. Nel tardo pomeriggio, al calar della sera, è arrivata la biciclettata «Il giro della Luce», staffetta a pedali dei coordinamenti di Libera di Cosenza, Crotone e Locri, partita sabato mattina dal capoluogo bruzio. Ad accoglierla in piazza dei Martiri, Luigi Ciotti, apparentemente non turbato dall’aggressione a mezzo spray. «Le mafie non uccidono solo con la violenza: vittime sono i morti, ma vittime sono anche i morti vivi, le persone a cui le mafie tolgono la speranza e la dignità con la paura e l’intimidazione, inducendoli alla rassegnazione e al silenzio». I numeri dell’organizzazione preannunciano una manifestazione imponente. Previsti circa 150 pullman per una iniziativa che si svolgerà, peraltro, in contemporanea in 4000 luoghi in tutta Italia.

Annunciata la partecipazione del presidente del Senato Grasso e del ministro della Giustizia Orlando, che ieri, come la presidente dell’Antimafia Rosy Bindi, hanno scritto messaggi di solidarietà a don Ciotti, al quale ha telefonato anche il premier Gentiloni.

Il corteo si snoderà sul lungomare di Locri per concludersi in piazza dei Martiri. Dove saranno letti i nomi delle 950 vittime di mafia, camorra, ’ndrangheta e sacra corona unita. Previsti poi interventi di Libera, Avviso Pubblico e familiari delle vittime. Nel pomeriggio in programma una serie di seminari sulla memoria e l’impegno, sulla libertà di stampa e i giornalisti sotto attacco e sul riutilizzo sociale dei beni confiscati. Per non dimenticare, senza paura.