«Leu non è finita. Anzi, Leu deve ancora cominciare. Serve un congresso». Arturo Scotto, ex deputato e ora dirigente di Mdp, non ci sta ad accollare ai suoi il fallimento di Leu. «Ricapitoliamo cosa è successo: abbiamo ritardato troppo la fase costituente. Noi proponevamo di aprirla subito, il 5 marzo. Sinistra italiana ha chiesto un tempo più lungo, più diluito, e una verifica che poi non c’è mai stata. Ora la nostra proposta è semplice: lista di Leu alle europee e campagna di tesseramento in due mesi. Tesseramento, sottolineo, e non manifestazione di interesse online: questo paese ne ha abbastanza di sinistre virtuali».

Non è stata Mdp a far impantanare il congresso con la scusa che non lo voleva online?

No, il discorso è un altro. Sinistra italiana propone di fare alle europee una lista unitaria a sinistra, ovvero l’ennesimo cartello elettorale. Per noi la stagione dei cartelli è finita, noi il 4 marzo ci siamo impegnati a costruire un partito. Ma dovremmo fare un partito e poi non lo presentarlo alle elezioni? La gente ci verrebbe a prendere con l’ambulanza. Allora: facciamo il soggetto politico, facciamo il congresso domattina. Il soggetto si costruisce su un programma forte e sull’adesione di una militanza reale. La nostra gente deve potersi guardare in faccia. Anche perché questa è una storia che alcuni di noi hanno già vissuto: si vogliono fare i congressi online per ridurre la partecipazione popolare che è da sempre: una testa, un voto.

Per Grasso nei territori non c’erano le garanzie di correttezza reale.

E perché? La consultazione online è una scelta che ha proposto, ma non può essere l’unico strumento per costruire un partito. Ma le forme interessano poco. Il punto è decidere se questa forza è in campo o no.

La lista aderirebbe alla famiglia socialista o a quella della sinistra?

Occorre una riflessione autonoma sull’Europa, noi siamo dentro una ricerca che riguarda tutte le sinistre europee e mondiali, e che deve avere un profilo ecologista e socialista. Lanciare ultimatum su questo non serve, alimenta divisioni e riduce il pluralismo.

I socialisti si stanno organizzando. E per Si i socialisti sono una parte del problema dell’Unione.

I socialisti europei hanno rotto la grande coalizione, il Ppe sceglie la strada delle alleanze con i nazionalisti. La sinistra socialista in Spagna e Portogallo apre un dialogo a sinistra. Il Labour arriva alla soglia del governo rompendo con la terza via. Sarei un po’ più cauto. Diciamolo chiaro: se l’intenzione è quella di fare un cartello delle sinistre antagoniste, è chiaro che vuol dire rinunciare alla prospettiva di Leu. Nonavevamo detto questo il 4 marzo. Chi ci ha votato chiede continuità, c’è un gruppo che lavora bene in parlamento. Ma se a ogni voto dobbiamo cambiare simboli e alleanze è un film già visto e già fallito.

Grasso dice: chi vuole tornare alla casa di origine ci lasci fare Leu. Ce l’ha con Mdp?

Lo abbiamo detto in tutte le salse: il Pd non è il nostro approdo, il Pd ha esaurito la sua funzione storica. Quindi non so a chi si rivolga Grasso. Chi ha il compito di dirigere lavora per tenere dentro forze, non per spingerle fuori.

Ma molti di voi puntano sul dialogo con il Pd. O no?

Questo eterno sospetto è insopportabile. Un partito non nasce in funzione di un altro partito. Ma non siamo una monade, guardiamo i processi reali, e se quel partito avanza verso una discontinuità è un fatto positivo per tutti. Ma oggi le condizioni di un accordo non ci sono. Rispettiamo il processo delle primarie ma non è il nostro.

Insomma se Mdp non ha rallentato il congresso, perché il congresso non si è fatto?

La domanda va girata a qualcun altro. Noi abbiamo chiesto un congresso vero. Si è scelto di privilegiare la strada dell’online e le forze politiche hanno ripreso una loro autonomia. Ora occorre dire chiaramente la prospettiva che si vuole imboccare. Se la strada è il cartello elettorale, non credo che sia quella che vuole Grasso, ma di certo non è la nostra. A quel punto ci impegneremmo a lanciare una forza autonoma alle elezioni.