Archiviato il risultato, con Roberto Gualtieri che raccolto oltre il 60% dei voti, le primarie romane del centrosinistra lasciano sul tavolo alcuni strascichi che racchiudono nodi politici. C’è innanzitutto la questione della partecipazione. Si temeva il flop, alla fine sono stati dichiarati oltre 48 mila votanti, poco più della soglia stabilita per poter dichiarare il successo politico e fugare ogni debolezza.

QUESTI NUMERI non convincono l’ex sindaco Ignazio Marino, che alle primarie ha appoggiato l’ex assessore della sua giunta e attuale presidente del III municipio Giovanni Caudo. «I numeri dei partecipanti non sono chiari, perché non ricontare le schede?», attacca Ignazio Marino. Si polemizza anche sulla presenza ai seggi,soprattutto nel quartiere di Centocelle, di cittadini bengalesi. Ma dal comitato di Gualtieri spiegano che quei cittadini, legittimati a votare dal regolamento delle primarie, sostenevano un candidato alla presidenza del municipio della comunità musulmana. Tutt’altro che truppe cammellate, insomma. Caudo, che si è piazzato secondo con quasi il 16% dei voti, dapprima rilancia la richiesta di Marino, poi smorza i toni. «Nessuna polemica sulla affluenza – dice – 45 mila persone ai gazebo sono un grande risultato». Gualtieri replica all’ex sindaco: «A Ignazio Marino ricordo che la commissione di garanzia farà la proclamazione dei risultati, con tutte le liste e i candidati coinvolti, dunque nella massima trasparenza. In quella sede ci saranno tutti i verbali e tutti i dati di questo voto. Quindi invito Marino a venire a vedere i dati del voto».

LE PAROLE di Caudo rimandano all’altro nodo della costruzione della coalizione. Perché adesso Gualtieri dovrà trovare il modo di coinvolgere le forza che hanno partecipato alle primarie. Dopo l’ex ministro e Caudo si sono piazzati Paolo Ciani con il 7,16% Imma Battaglia con il 6,34%, Stefano Fassina con il 5,57%, Tobia Zevi col 3,53% e Cristina Grancio con l’1,05%. «Sono tante differenze che hanno fatto la scelta dell’unità», sintetizza Nicola Zingaretti. Caudo dice di essere in attesa di una formula di squadra: «Mi aspetto una chiamata da Gualtieri. Abbiamo davanti una battaglia molto più complessa e penso che vada condotta con molta attenzione. Lui ora è il nostro riferimento». Caudo duque riconosce la vittoria di Gualtieri ma domanda «agibilità politica», perché «tornare a fare l’assessore all’urbanistica solo per andare a eseguire ordini non mi interessa».

MONICA CIRINNÀ, deputata romana del Partito democratico in corsa fino alla discesa in campo di Gualtieri per il Campidoglio dice che «la comunità romana del centrosinistra ci chiede di mettere in campo un progetto chiaro, fortemente radicato nella società e nelle tante realtà civiche che con fatica (e nonostante l’ostilità dell’amministrazione Raggi) hanno continuato a tessere relazioni, a costruire solidarietà e inclusione».

IL TERZO TEMA riguarda le forze che da sinistra hanno provato a utilizzare le primarie per consolidare la propria posizione dentro la coalizione che nel voto d’autunno sosterrà Gualtieri nella corsa per il Campidoglio. Quelli di Liberare Roma, la coalizione della sinistra civica che ha sostenuto Imma Battaglia e che in tutti i municipi in cui si doveva eleggere il candidato ha presentato un proprio candidato, definiscono l’esito delle primarie è al di sotto delle aspettative. «Ci aspettavamo un risultato più convincente – spiegano – Non è andata così e proveremo a capire perché. Siamo una forza giovane che, sul campo, ha costruito una rete territoriale a disposizione della coalizione. Valuteremo i prossimi passi, a servizio di un progetto di cambiamento e rigenerazione della città». Si aspettava di più anche Stefano Fassina, che cinque anni fa era candidato sindaco da una lista al di fuori del Pd e che questa volta ha scelto di rientrare nel perimetro del centrosinistra. «Inutile, dissimularlo – ragiona Fassina – Non sono riuscito a convincere tante persone dell’utilità ‘delle primarie del Pd’ come strumento di battaglia politica».

DALL’ESTERNO della coalizione polemizza Paolo Berdini, candidato di Rifondazione comunista: «Le primarie non hanno coinvolto la città – dice Berdini – Hanno abdicato al loro ruolo di mobilitazione e sono divenute terreno di scontro tra correnti».