Si è tenuto alla larga dalle polemiche e dalla sinistra Pd, di cui è considerato l’unico possibile leader futuro. Nicola Zingaretti da anni mantiene il profilo dell’amministratore in una regione del resto, il Lazio, dove i guai non mancano. Ieri improvvisamente la polemica con Renzi. Che dagli studi di Porta a Porta attacca. Tema, le tasse. «In Lazio, Piemonte, Liguria, Abruzzo hanno portato l’addizionale al livello massimo, loro volevano alzare il tasso dell’addizionale ma noi abbiamo messo una forchetta», dice. «I singoli spieghino perché aumentano le addizionali». Zingaretti non ci sta: «Spiego con piacere al presidente del Consiglio il motivo per cui nel Lazio, ma solo per i redditi superiori a 35 mila euro, è stata aumentata l’aliquota Irpef: perché il governo c’ha tagliato circa 725 milioni di euro di trasferimento in due anni. Se ce li restituisce siamo pronti ad abbassare subito Irap e Irpef». Da Palazzo Chigi parte con un sibilo la controreplica delle «fonti informali» che sottolineano come «non sia responsabilità del presidente del Consiglio se il Lazio, a differenza di quasi tutte le altre regioni, ha aumentato le tasse. È invece responsabilità del premier, e della maggioranza, avere inserito una norma ad hoc per il Lazio per evitare il fallimento della regione, causato dai debiti delle precedenti amministrazioni». Poi una telefonata fra i du, il chiarimento e un tweet del governatore: «Abbiamo chiarito tutto. Uniti per cambiare l’Italia, è #lavoltabuona». Renzi ritwitta in segno di pace. Per ora.