Botta e risposta continuo fra la Cgil e la ministra della pubblica amministrazione Giulia Bongiorno. Oggetto del contendere le mancate risorse per il rinnovo dei contratti pubblici – tranne quelle promesse alla scuola – e sui «controlli biometrici» e impronte digitali per i dipendenti statali.

La querelle è partita lunedì quando Maurizio Landini a Matera ha attaccato il governo sulle «risorse inesistenti» per i rinnovi contrattuali già scaduti. La ministra ha subito risposto che «nessun governo ha investito nella pubblica amministrazione come quello attuale». Ecco però la pronta risposta – dati alla mano – della Cgil: «Ministro Bongiorno la realtà è ben diversa della propaganda». Cgil e Funzione Pubblica Cgil affermano: «Al ministro Bongiorno continuiamo a chiedere perché neghi il confronto di merito alle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil sui provvedimenti che riguardano la Pubblica amministrazione. Abbiamo un’altra idea del confronto che non può limitarsi all’interlocuzione con l’ufficio di gabinetto». Quanto invece, proseguono, «alla mancanza di risorse per il rinnovo dei contratti pubblici, ribadiamo che il contratto 2019/2021 vale, come lo stesso ministro afferma, 1.775 milioni a decorrere dal 2021 mentre il precedente 2016/2018 ne valeva 2.850 a decorrere dal 2018. Bisogna poi specificare che gli stanziamenti 2016/2018 erano aggiuntivi alla spesa per l’Indennità di vacanza contrattuale (Ivc) mentre quelli del triennio 19/21 sono comprensivi della spesa per l’Ivc e dell’elemento perequativo istituito con il passato contratto».

Quindi, alla luce della differenza di risorse stanziate, “il primo dato da sottolineare è che il ministro pensa ad un rinnovo inferiore agli 85 euro garantiti col precedente e noi no. Lo stanziamento, infatti, per il prossimo triennio a regime, alla luce di uno stanziamento pari a 1.775 milioni, sarebbe pari ad un aumento medio mensile di 52 euro, comprensivi di Indennità di vacanza contrattuale più l’elemento perequativo, pari a circa 40 euro medi mensili. Se solo volessimo recuperare l’inflazione e adeguare i salari al costo della vita dovremmo trovare risorse molto più consistenti. Ribadiamo che vorremmo che il datore di lavoro pubblico riconoscesse incrementi salariali adeguati ai dipendenti pubblici, al pari di quanto fanno i privati rinnovando i contratti e negoziando con i sindacati”. Quanto al miglioramento della Pa e ai decreti in discussione in parlamento, Cgil e Fp osservano:

«Il ministro non ha ancora spiegato come il controllo biometrico risolverà il problema della carenza di formazione, strumenti e personale che sono i veri fattori che incidono sulla produttività e l’efficienza della Pa e non, al contrario, il controllo punitivo sugli onesti lavoratori. Quanto poi ai furbetti, siamo sempre stati pronti a denunciare come Cgil chi commette un’irregolarità ma li anche il ministro sa bene che il tema dei controlli attiene alla responsabilità dei dirigenti», concludono.