“Sono tre anni che chiedo di poter accedere agli atti del Comune di Firenze relativi alle spese del sindaco Renzi. Ho trovato solo porte chiuse. A questo punto, se davvero non c’è niente da nascondere, come detto da tempo, chiediamo se ci vogliono dare o meno gli scontrini e le fatture delle spese di rappresentanza sostenute da Renzi prima, e dal suo successore Nardella poi”. Tommaso Grassi insiste. Anche se ha dovuto fare i conti con un’assemblea di Palazzo Vecchio – dominata dal Pd – che ha bocciato la richiesta di far intervenire in aula i revisori dei conti, il giovane capogruppo di “Firenze a Sinistra” (Sel, Rifondazione, Perunaltracittà) aspetta ora la data del 10 novembre. La teorica deadline della sua quinta richiesta di accesso agli atti. La quinta. A norma di legge.

Alle quattro precedenti richieste non è arrivata alcuna risposta nel merito. A quest’ultima si sono uniti nell’impresa anche i due consiglieri pentastellati ortodossi, e una consigliera uscita strada facendo dal M5S. La miglior chiave di lettura di quanto sta accadendo la offre lo stesso Grassi: “Non stiamo chiedendo la luna, ma solo trasparenza e legalità”.

Complice la bagarre capitolina, (solo) ufficialmente nata a seguito del caso degli scontrini dellle spese di rappresentanza del sindaco Marino, anche ciò che è accaduto all’ombra di Palazzo Vecchio sta diventando un caso. Soprattutto considerando la pervicacia con cui gli uffici comunali rispondono picche alle richieste di Grassi: “Quello che non riesco a capire è proprio questo. Se mi avessero fatto subito accedere agli atti, avrei potuto dare le mie valutazioni che però restano quelle di un consigliere di opposizione, in minoranza in consiglio comunale. Se però ti vanti ai quattro venti di essere un’amministrazione trasparente, dopo devi dimostrarlo con i fatti e non solo con le parole”.

Ma esistono davvero questi scontrini e queste fatture? “Esistono. Li ho anche visti. Ho avuto a portata di mano gli incartamenti del biennio 2012-13. E sono convinto che, se ancora ci fosse Renzi sindaco, avrei avuto già da tempo il via libera per controllare l’intero fascicolo. Sarebbe stata una scelta saggia, perché non avrebbe dato vita a una vicenda che a questo punto, in questo particolare momento, sta diventando politica”. Già, perché il niet del consiglio comunale alla richiesta di chiamare i revisori dei conti “ad esprimere un parere contabile sulle spese di rappresentanza e l’uso del fondo economale del precedente sindaco”, e in parallelo per “rendere la massima trasparenza dell’amministrazione nella gestione e nella produzione dei documenti relativi alle spese sostenute da parte degli organi eletti”, è diventata un boomerang.

A riprova, nei giorni scorsi il sindaco Nardella è stato l’involontario protagonista di un servizio tv della trasmissione “Le Iene”, e se ne è molto lamentato con lo stesso Tommaso Grassi. Che replica: “Si vede già a occhio, dai rendiconti istituzionali, che le spese istituzionali dell’amministrazione Nardella sono inferiori che nel passato”. A questo punto non resta che aspettare: “Anche perché verso il 10 arriva a Firenze papa Francesco, e non credo che in Palazzo Vecchio avranno tempo per la mia richiesta – chiude il capogruppo di Firenze a Sinistra. Io spero di avere la risposta prima. Ma posso anche aspettare un po’ di più. L’importante è avere, finalmente, l’accesso agli atti”.