La vita di Paul Allen non ha un retrogusto epico. Il suo nome è sempre stato sullo sfondo di quella che pomposamente è stata chiamata la rivoluzione del silicio, nonostante l’essenziale contributo dato alla fondazione della Microsoft assieme all’amato-odiato amico Bill Gates. Con la sua morte si chiude idealmente il periodo fondante della netculture.

Allen si è formato a Seattle e a differenza del figlio della buona «borghesia wasp» Bill Gates veniva da una famiglia della middle class americana. Inoltre era cresciuto facendo sua la (sotto)cultura degli ingegneri che attestava la necessità di condividere le conoscenze senza però rinunciare alla competitività negli affari. L’opposto del rapace Bill Gates. Eppure il loro rapporto, tra alti e bassi, ha funzionato fino agli inizi del nuovo millennio, quando nel 2000 Allen si è definitivamente ritirato dalla Microsoft, mentre il suo compagno di impresa aveva scelto una ben più eclatante uscita di scena, fondando con la moglie uno delle organizzazioni politiche filantropiche più potenti del globo.
I due si erano conosciuti da giovanissimi. Trafficano con la tecnologia entrambi. Si abbeverano alla fonte di quella controcultura che ha individuato nei primi tentativi di costruire piccoli computer la «tecnologia del popolo» su cui puntare per cambiare il mondo. Dei sogni idealistici Bill Gates non sa però che farsene. Vuole fare il gran colpaccio: fondare una impresa protagonista di una rivoluzione che cambierà per sempre il mondo. Paul Allen ha ambizioni meno presuntuose. Sta di fatto che a metà degli anni Settanta fondano la Microsoft. L’inizio è stentato. Pochi affari, molta fatica, ma entusiasmo comunque a mille.

Allen sa che il mondo informatico è scandito dal quel «comunismo dei ricercatori» analizzato da Thomas Merton per spiegare il funzionamento della comunità scientifica. Ma Gates lo reputa un impedimento, un ostacolo alle sue ambizioni. Diventa un nemico giurato della cultura hacker basata sulla condivisione e il public domain. Allen invita alla prudenza, compiendo tuttavia un gesto che farà diventare grande la Microsoft. Prende in mano la trattativa con la Ibm sulla fornitura di un sistema operativo e spunta un contratto che li fa diventare davvero ricchi. Un successo che segna tuttavia la sua sconfitta. Il tecnologo, l’informatico è stato infatti sconfitto dal manager scaltro e spregiudicato. Paul Allen viene messo ai margini, ma non cacciato. Anzi, sarà sempre il consigliere al quale Bill Gates si rivolge quando deve fare scelte importanti sia lavorative che personali.

Sono entrambi miliardari, ormai. Bill Gates vuole diventare il «numero uno» dell’informatica, Paul Allen apprende che ha un tumore. Si prende un congedo per curarsi. Da allora il corpo a corpo con il cancro sarà una costante della sua vita. Con il pingue conto in banco si permette però molte cose. Compra squadre di football (i Seattle SeaHawks, i Seattle Founders), di baseball (Portland Trail Blazers), mette in piedi gruppi musicali (la scena musicale di Seattle è pur sempre quella anche dei Nirvana e del Grunge). Inoltre fonda società che promuovono start up (Interval Research Corporation) e che forniscono strumenti per il rispetto dei brevetti delle piccole società .
È considerato ormai uno degli uomini più ricchi del mondo. Con Bill Gates continua a litigare senza mai rompere l’amicizia. Sono personalità agli antipodi, anche se entrambi parlano l’uno dell’altro in termini di rispetto e di ammirazione, senza però mai negare frecciate e sarcasmo. In una ipotetica storia della tecnologia, Allen occuperà un posto defilato, anche se la sua intuizione di puntare sui personal computer e sullo sviluppo di un software facile da scrivere e da modificare è stata quella vincente. Microsoft non sarebbe mai stata quella che è stata senza quella intuizione e quella capacità, lui che era un tecnologo, di trasformarla in un progetto imprenditoriale.