Contraddizioni in seno al blocco sociale del governo Meloni. Lo sciopero dei tassisti di ieri ne è l’emblema. Una delle categorie più a destra e che più ha appoggiato la nascita dell’esecutivo ne inizia a contestare l’operato e si divide al proprio interno. Al centro la battaglia alle liberalizzazioni che la destra diceva di voler combattere e invece ora favorisce, lisciando il pelo a Uber.
Al centro dello scontro e delle proteste finisce ancora il ministro Salvini. Colui che nel 2019 si schierò con i tassisti contro la piattaforma che fa guadagni miliardari e paga pochissime tasse nel Delaware.

Il ministro dei Trasporti deve emanare tre decreti legislativi decisivi per le sorti dei tassisti. Il primo riguarda il registro elettronico del nazionale (Ren) deve mappare licenze e noleggi. Il secondo il Foglio di servizio dei noleggi e il terzo, il più importante, deve fissare i criteri per distinguere tra «intermediazione» (di Uber) e «interconnessione» (delle cooperative di tassisti).

Le tre bozze dei testi – che passano anche per le competenze del ministro Urso – hanno scontentato le sigle dei tassisti perché troppo favorevoli a Uber e perché porterebbero presto i Comuni a poter aprire bandi per noleggi senza freni. E così ieri i tassisti di tutta Italia si sono fermati portando a Roma a piazza San Silvestro (vicinissima a palazzo Chigi) la protesta più dura.
«No alla schiavitù di Uber e degli algoritmi», «no all’aumento delle licenze», «no alla deregolamentazione del settore»; queste gli slogan della manifestazione che ha visto anche attimi di tensione quando il segretario dei Radicali Matteo Hallesey si è presentato con la maglietta «Fermiamo le lobby, liberalizziamo».

Ma a sancire le divisioni, allo sciopero non ha aderito ItTaxi e Uri, guidata dal ras Lorenzo Bittarelli, vicinissimo al governo e autore con la sua 3570 a Roma di un accordo con Uber nel ’22 che ha aperto le porte alla piattaforma di noleggio (che ieri ha fatto miliardi, aumentando con l’algoritmo i costi per i malcapitati). «Lunedì avremo un incontro con un rappresentante del governo, se non sarà positivo siamo pronti a scioperare di nuovo per 48 ore, a ridosso delle elezioni Europee», avvertono i tassisti.

A Milano invece un gruppo di tassisti ha piantato un olivo per la pace chiamandolo «Renato», persona scomparsa, aiutata e “adottata” dai tassisti a Linate.