Si può dire riuscito lo sciopero dei poligrafici di giovedì. Ieri sono usciti solo cinque quotidiani nazionali – Libero, Il Giornale, Tuttosport, Corriere dello Sport e il Fatto (che dal punto di vista strettamente tecnico-sindacale non era coinvolto, applicando per i suoi impiegati il contratto dei grafici delle case editrici). Significativa l’adesione più prettamente politica di alcuni gruppi di lavoratori che hanno colto il messaggio lanciato da Slc, Fistel e Uilcom al di là degli steccati di categoria: non solo i dipendenti del manifesto (essendo una cooperativa, la controparte non è Fieg: si è comunque rinunciato all’edicola, uscendo solo in pdf e sito), ma anche i giornalisti di Repubblica, che hanno solidarizzato, resistendo alle pressioni del loro editore.

Lo scontro si è originato su una vertenza precisa: quella del gruppo Caltagirone – editore, tra gli altri, del Messaggero – che nell’ottica di una riorganizzazione interna ha deciso di spostare 77 poligrafici dalle varie testate a una nuova società costituita ad hoc – la Servizi Italiani – che applicherà non più il contratto dei poligrafici ma quello del commercio. I sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil, ravvisando un segnale per tutto il comparto – peraltro in un momento delicato quale è quello del rinnovo del contratto nazionale – hanno deciso di chiamare lo sciopero per tutti.

«È chiaro che tutti gli altri editori stanno alla finestra, e aspettano che questa operazione vada in porto, magari per poterla riprodurre – dice Riccardo Ferraro, segretario Slc Cgil Lazio – E ci è sembrata francamente incredibile la reazione della Fieg, che anziché battersi contro il fatto che un suo potente iscritto sottrae 77 poligrafici dal contratto nazionale, ha chiesto a noi di revocare lo sciopero, minacciando sostanzialmente di interrompere le trattative per il rinnovo».

Gli editori della Fieg, alla vigilia dello sciopero, hanno scritto una lettera aperta indirizzata ai tre sindacati: «La politica della Fieg, in un momento di crisi del settore senza precedenti, è stata quella di accelerare il confronto sul rinnovo del contratto – spiega la nota – Abbiamo aderito alla richiesta sindacale dell’attivazione di un tavolo di filiera in una prospettiva di convergenza con gli altri contratti collettivi di settore. In tale contesto – conclude – la giornata di sciopero proclamata a fronte di una singola vertenza e che produrrebbe danni rilevanti a tutte le aziende editoriali, appare incompatibile con la linea politica sopra rappresentata. Riteniamo, pertanto, che la revoca dello sciopero proclamato sia condizione imprescindibile per la prosecuzione del percorso sin qui seguito».

Il «tavolo di filiera» a cui si riferisce un passaggio della nota è quello che dovrebbe riunire in un unico contratto di settore gli attuali contratti di quotidiani e agenzie, case editrici e aziende che stampano, produttori di carta, fino a includere – almeno nell’intenzione del sindacato – anche i tantissimi lavoratori (perlopiù giovani) che prestano la propria opera come grafici, webmaster, postproduzione video nei quotidiani e riviste on line.

«Per includere queste figure, e dar loro le tutele del lavoro struttutrato – spiega ancora Ferraro – bisognerebbe anche rivedere tutti gli inquadramenti, ma finora gli editori si sono rifiutati di fronte a nostra precisa richiesta. Al momento sono inquadrati con i più svariati rapporti, dalla partita Iva fino alla prestazione occasionale o alla collaborazione. Se c’è contratto dipendente, spesso è del commercio».

Argomenti caldi, visto il rapido ristrutturarsi del settore: la recente fusione dell’editore della Stampa con il Gruppo Espresso, sotto le insegne degli Elkann/Agnelli che diranno addio alla loro storica partecipazione nel Corriere della Sera, parla per tutti. Corsera che alcuni, peraltro, hanno ipotizzato possa fondersi con il Sole 24 Ore della Confindustria: unirsi per sopravvivere e così riuscire a competere.

Non solo la resistenza dei poligrafici, ma anche il contratto nazionale giornalistico, nella fase in cui si stanno costituendo gruppi editoriali sempre più grossi, diventa più importante. Come ha spiegato ieri un comunicato del cdr di Repubblica: «I redattori hanno dato un segnale forte fermandosi in solidarietà al personale poligrafico. Lo hanno fatto anche per ribadire che ci sono valori e regole, come il rispetto dei contratti nazionali, per cui sono disposti a lottare sempre e comunque».