Lo sciopero ai tempi delle piattaforme è annunciato ma si fa sorpresa. Così stanno facendo gli autisti dei furgoncini che fanno le consegne per Amazon in Lombardia. La Filt Cgil ha proclamato un pacchetto di 24 ore di sciopero a partire da mercoledì 15 giugno, ma quando e quanto farlo lo decidono i drivers mettendosi d’accordo tra di loro giorno per giorno creando un effetto sorpresa utile a complicare la riorganizzazione dei turni alle società che lavorano alle consegne della multinazionale americana. La protesta da Milano si è allargata a Brescia e potrebbe raggiungere altre province.

Sono 26 le aziende che lavorano in appalto Amazon in Lombardia. Mercoledì i furgoni si sono fermati per due ore nei parcheggi dei magazzini di Origgio, Buccinasco, Burago, Pioltello, Toffetti e Mezzate, ieri si è fermata la filiale di Castegnato, in provincia di Brescia. I drivers chiedono che gli impegni sottoscritti con l’associazione datoriale delle aziende che lavorano in appalto Amazon vengano rispettati. Si tratta in particolare del Premio di Risultato del 2021 da erogare come concordato nell’accordo firmato al ministero, di quello del 2022 ancora da contrattare, della maggiorazioni del 15% in busta paga sui turni flessibili part time e delle tutele in fase di carico e consegna. Per il momento i sindacati hanno ricevuto solo risposte negative. La storia di questa protesta inizia durante i due anni di pandemia, quando tutti noi eravamo chiusi in casa per i lockdown o le zone rosse e il settore delle consegne a domicilio ha registrato un boom di richieste senza precedenti. Amazon e le aziende che lavorano nella filiera delle consegne hanno fatto enormi profitti e avevano promesso e sottoscritto aumenti in busta paga. «Ad aumentare però in questi mesi sono stati solo i ritmi di lavoro» raccontano gli autisti.

Ieri a Castegnato poco dopo le 10 i furgoncini si sono incolonnati fermi davanti ai cancelli del magazzino dove campeggia in bellavista il logo di Amazon, anche se la multinazionale finge di non conoscere questi lavoratori. «Siamo gli esterni, i figli non riconosciuti di Amazon» dice uno di loro. Sono rimasti lì tutto il giorno rallentando la megamacchina delle consegne. Gli autisti, oltre al pagamento degli aumenti sottoscritti un anno fa, ritengono che nella filiera Amazon si faccia un uso scorretto del lavoro part time. Racconta Roberto: «Veniamo chiamati anche nei giorni di riposo in base alle richieste e così il driver che prima lavorava tre giorni a settimana ora non sa quanti giorni lavorerà. Ci chiedono in continuazione la disponibilità e se non la diamo ci sono conseguenze negative». Qual è la giornata tipo? «Nel 2017 facevo 60 consegne al giorno, adesso siamo arrivati a 150. Durante la pandemia avevano la scusa che non c’era traffico e che i clienti erano sempre a casa, adesso il problema è che il traffico è aumentato e i clienti lavorano». Amazon dice che la sicurezza è una priorità, «ci manda messaggi per ricordarcelo, ma ormai facciamo una consegna ogni 2 minuti calcolando il tempo di arrivare, suonare il campanello, aspettare il cliente e partire per la successiva consegna. Dov’è la sicurezza con questi ritmi?».

Racconta Michelangelo: «Io lavoro in questa zona da 5 anni e posso dirti che il lavoro è costantemente aumentato e si è velocizzato. All’inizio la priorità era la cura del cliente, oggi con questi ritmi di consegna tanti clienti ci dicono di lasciare il pacco fuori dalla porta o in giardino, e questo all’azienda non va bene». Michelangelo indossa una maglietta di Amazon fatta durante il primo lockdown con scritto «Insieme ce la faremo».

La memoria torna a quelle settimane. «Ci siamo ritrovati dall’oggi al domani con un carico di lavoro aumentato del 30-35% ma il nostro stipendio è rimasto lo stesso. Noi abbiamo continuato a lavorare per il bene di tutti, rischiando anche di ammalarci e ora non ci è riconosciuto quanto dovuto. Avevano firmato e non stanno rispettando la loro firma. Noi tutti i santi giorni rispettiamo la firma che abbiamo messo sul contratto di lavoro, con il sole o con la pioggia, con il traffico o senza. Devono farlo anche loro». Ricorda il segretario generale della Filt Cgil Lombardia Luca Stanzione che «negli scorsi giorni abbiamo chiuso lo stato di agitazione che aveva coinvolto i magazzinieri di Amazon». La lotta degli autisti quindi proseguirà.