«L’arte del biografo dovrebbe consistere (…) nel dare lo stesso risalto alla vita d’un povero attore che a quella di Shakespeare». Questo passaggio, tratto dalla prefazione di Marcel Schwob alle Vies imaginaires, originariamente apparse presso Charpentier et Fasquelle nel 1896, rappresenta una chiara indicazione sui presupposti concepiti dall’autore per allestire questa raccolta di miniature che inaugurò il genere della finzione biografica, o biofiction, in cui si esercitarono alcuni dei più importanti scrittori novecenteschi, da Borges a Wilcock, da Kiš a Bolaño. Non è un caso che, anche in Italia, le versioni di questo libro non siano mancate: si ricordino quelle...