Situata nel cuore della Transilvania, seconda città della Romania per popolazione, centro universitario di enorme rilevanza, Cluj-Napoca, questo il suo nome completo anche se poco usato, si apre allo sguardo di chi l’attraversa per i suoi ampi spazi urbani che la costituiscono, «allargandone» la visione, abitata da una vasta presenza di alberi che popolano strade e piazze rendendole preziose zone verdi. Qui – in questa regione della Romania dove, per questioni storiche, si studia sia il romeno sia l’ungherese – da ventitre anni si svolge il più importante appuntamento cinematografico romeno, il Transilvania International Film Festival, distribuito tanto in diverse sale del centro quanto in piazze che si trasformano in cinema all’aperto.

PRESIEDUTO dal regista e produttore Tudor Giurgiu (tra i suoi film Libertate, dramma «claustrofobico» ambientato nel 1989 durante la rivoluzione romena) e diretto, fin dalla prima edizione del 2002, da Mihai Chirilov, il festival ha disegnato e costruito relazioni tra cinema del presente e del passato, presentato opere della nuova produzione romena – che si conferma in tutta la sua qualità e, in alcuni casi, esprimendo vere e proprie epifanie – e perle del suo patrimonio storico, cineasti e cineaste esordienti e nomi acclamati, proponendo omaggi a Claude Sautet, Daniele Luchetti e Hamaguchi Rysuke e un focus sul Giappone – comprendente anche capolavori senza tempo come Viaggio a Tokyo di Ozu, Ecco l’impero dei sensi di Ôshima, La ballata di Narayama di Imamura.Presieduto dal regista e produttore Tudor Giurgiu, è diretto da Mihai Chirilov

TRA I COLPI di fulmine di questa edizione c’è stato Where Elephants Go. L’opera seconda di Gabi Virginia Sarga e Catalin Rotaru traccia un ritratto sorprendente di Bucharest e dei suoi abitanti ricorrendo a uno sguardo che tras-porta lo spettatore nei meandri della capitale – inizialmente filmata dall’alto, «a schiaffo», spostando il punto di vista, andando alla ricerca di edifici e architetture per poi scendere a livello dei marciapiedi isolando corpi in transito, forse anche membri di una troupe che sta girando un film. Per individuare infine un giovane perdigiorno nel suo vagare, nella sua «flânerie», nel pedinare uomini e donne imitandone i movimenti e abbordandoli con varie intenzioni. Marcel, questo il suo nome, dorme in uno scantinato, ama leggere, non ha un lavoro, ed è uno dei tre protagonisti del film, insieme a Leni – bambina malata di cancro che, prima del tracollo, fa esplodere tutta la sua energia in una serie di «azioni situazioniste» in giro per la città – e a sua madre Magda, che lavora in un hotel e la sera fa la prostituta in un locale. È nel segno del caso, degli incontri fortuiti che possono produrre relazioni durature (quelle tra Marcel, Leni e Magda) o concludersi in pochi attimi, di un costante andare e venire, dell’aprirsi a livelli di metacinema, di film nel film, di un febbrile perdersi e ritrovarsi, che esiste questo magnifico testo che è commedia, dramma, tragedia, performance, «puzzle che gli spettatori sono invitati a decifrare».

L’ALTRO colpo di fulmine è stato Alice On & Off di Isabela Tent, premiato come miglior film d’esordio romeno. Girato in un periodo di dieci anni, segue le vite convulse di Alice, giovane donna dal look punk, del marito Dorian, di trentacinque anni più vecchio, del loro figlio Aristo. Si sono incontrati quando Alice aveva sedici anni avviando una relazione inscritta nell’in-stabilità, in quell’«on and off» richiamato nel titolo. Entrambi dipingono, vivono in un appartamento colmo di oggetti e trascurato, Alice guadagna qualche soldo con spogliarelli in chat erotiche, sparisce e riappare, racconta alla regista – che ha instaurato con i tre personaggi non solo un rapporto di fiducia, ma di intensa complicità che si manifesta in tutto il film – la sua storia precedente all’incontro con Dorian, separata dai genitori. Il suo volto muta nel corso del tempo, il suo corpo è segno di una vibrante irrequietezza e di una tenerezza da togliere il respiro.
Cinema del presente e non solo. Catrinel Dumitrescu è una star romena, ha iniziato la carriera d’attrice negli anni Settanta e il festival le ha consegnato l’Excellence Award proiettando uno dei suoi lavori, la commedia Repeated Wedding del 1985 diretta da Virgil Calotescu. Un film realizzato nella Romania comunista che ci fa sentire l’aria del tempo e la freschezza di una cinematografia popolare e d’autore.