L’hanno chiamata Mos Maiorum, la grande retata europea contro i migranti che scatterà il 13 ottobre per concludersi il 26. Infelice già nel nome che allude, con gusto della romanità di tipo mussoliniano, ai «costumi degli antenati», cioè al sistema etico-normativo tradizionale che nella Roma patriarcale e precivica aveva al centro, tra gli altri valori e principi, la valentia militare.

La spruzzata di romanità, da incolti pretenziosi e di sapore razzista e imperialista, non vale a occultare il vero scopo dell’operazione: fermare, controllare, identificare, schedare migranti irregolari e richiedenti-asilo, intercettati sul territorio europeo sulla base della presunzione di colpevolezza. Promossa dal governo italiano in quanto presidente di turno del Consiglio dell’Ue, approvata, il 10 luglio scorso, dal Consiglio dei ministri dell’Interno e della Giustizia, la mega-retata sarà coordinata dalla Direzione centrale per l’immigrazione e dalla Polizia di frontiera del ministero dell’Interno italiano, in collaborazione con Frontex.

Il principale scopo dichiarato di questa operazione transnazionale, ma che avrà l’Italia come teatro operativo principale, è stroncare le reti che trafficano in «clandestini». In realtà, come abbiamo scritto più volte, a creare gli irregolari e quindi il traffico di tale merce umana sono il proibizionismo europeo, l’assenza di canali d’ingresso legali, il regolamento Dublino III, che induce i richiedenti-asilo ad affidarsi a reti illegali per raggiungere le mete europee desiderate. Dunque, lo scopo principale è, in realtà, quello di terrorizzare e criminalizzare migranti e profughi, soprattutto di ripulire il territorio europeo, l’italiano in particolare, da un buon numero di indesiderabili. Non solo: come è detto esplicitamente nel documento ufficiale del Consiglio dell’Ue, datato 10 luglio 2014, l’altro obiettivo è schedare i migranti e «raccogliere informazioni rilevanti per scopi investigativi e d’intelligence». Questa mega-retata non è una novità assoluta. Infatti, tra il 15 e il 23 settembre scorsi si era svolta l’operazione Archimedes (ancora il gusto della classicità!). E questa era valsa l’arresto di 1027 persone, delle quali solo 90 i presunti «trafficanti» e 170 i supposti favoreggiatori dell’immigrazione irregolare; le restanti 767 persone ree di null’altro che d’essere fuggite da persecuzioni, guerre, miseria e altre sventure: in gran parte provocate dai rapporti, all’insegna dello sfruttamento neocoloniale e dell’interventismo armato, che le potenze occidentali intrattengono con i paesi non egemoni. Ma ciò che rende ancor più infame questa operazione è che si accompagni con l’annunciata fine di Mare Nostrum. Ancora un’operazione dal nome classicheggiante, ma che almeno, pur con ambiguità, ha sottratto più di centoventimila vite umane all’immenso cimitero marino che è divenuto il Mediterraneo.

Dopo le lacrime di coccodrillo di Schultz e Mogherini a Lampedusa, nel corso delle celebrazioni per l’anniversario della strage del 3 ottobre 2013, i costretti a fuggire da realtà funeste, prodotte o incrementate dagli apprendisti stregoni occidentali, tornano a essere nemici o, appunto, indesiderabili. È da molti giorni che le associazioni e le reti che difendono i diritti dei migranti lanciano l’allarme sulla Grande Retata e mettono in guardia i migranti e i profughi a rischio. Recente è, invece, la presa di posizione del GueNgl, il raggruppamento di sinistra del Parlamento europeo. Sollecitato dall’intervento di Barbara Spinelli, il gruppo, con l’appoggio dei Verdi, ha subito denunciato il carattere discriminatorio dell’operazione in una lettera aperta al Consiglio dei ministri della Giustizia e degli Affari Interni. Nella lettera chiede, fra l’altro: il sostegno a Mare Nostrum; la creazione di corridoi umanitari; la garanzia della pienezza del diritto d’asilo; la possibilità che i rifugiati raggiungano paesi europei diversi dal primo paese d’arrivo; la fine di ogni forma di detenzione dei migranti in quanto tali.