Cinque mesi di inferno durante i quali su di lui hanno detto di tutto. «27 giugno-3 dicembre 2019, un periodo che difficilmente dimenticherò» si sfoga Andrea Carletti, il sindaco di Bibbiano coinvolto nell’inchiesta «Angeli e Demoni» sui presunti affidi illeciti. Ieri la Cassazione ha revocato l’obbligo di dimora, l’ultima delle misure cautelari adottate nei confronti di Carletti che quindi adesso può tornare a fare il sindaco e aspettare a piede libero l’inizio del processo. Entro la metà di dicembre è prevista la fine delle indagini preliminari. Carletti è accusato di abuso di ufficio e falso per l’assegnazione di locali per la cura di minori e oltre a lui nell’inchiesta della procura di Reggio Emilia sono indagate altre 28 persone.

Prima della decisione presa ieri dalla Suprema Corte, però, ci sono stati la prigione, gli arresti domiciliari e la «macchina del fango» che non ha risparmiato niente e nessuno. «Il giorno dopo una delle tante serate trascorse in Comune vieni svegliato e in poche ore, dalle Alpi alla Sicilia, diventi il mostro, l’orco di Bibbiano», ricorda Carletti. «La tua pagina Facebook è travolta da insulti e minacce di morte rivolte non solo a te ma alla tua famiglia, a tuo figlio. Insulti e minacce di morte che riempiono anche le pagine social di ’autorevoli’ figure istituzionali a livello nazionale». Il riferimento, chiaro, è al leader della Lega Matteo Salvini, ma anche a Lucia Borgonzoni, la candidata del Carroccio per le prossime regionali in Emilia Romagna che si è distinta per le sue magliette con la scritta «Parliamo di Bibbiano» e che ieri invece è rimasta in silenzio.

Da oggi Carletti tornerà ad esercitare il lavoro di sindaco del paese della Val D’Enza, in provincia di Reggio Emilia. «Tecnicamente poteva già farlo quando il 20 settembre scorso gli sono stati revocati gli arresti domiciliari», a spiegato il prefetto del capoluogo Maria Grazia Forte che aveva sospeso il sindaco dal suo ruolo vista la natura restrittiva delle misure cautelari. Carletti però risiede in un comune vicino, Albinea, e per questo dopo che il Riesame ha disposto l’obbligo di dimora non ha potuto mettere piede in sede. Adesso però si ricomincia. Senza fretta, anzi «con la dovuta cautela», come ci tiene a precisare Carletti. «Lo devo innanzitutto a chi, a maggio, mi ha rinnovato la sua fiducia».

La decisione della Cassazione ha suscitato le reazioni di quanti in questi mesi non hanno voltato le spalle al sindaco e che ieri hanno parlato di «macchina del fango» scatenata contro Carletti. «La campagna indecente contro il Pd e il sindaco di Bibbiano non si dimentica», attacca Nicola Zingaretti. «Oggi c’è un’altra domanda: chi chiederà scusa ad Andrea Carletti e alle persone ,essa alla gogna ingiustamente? La giustizia sta facendo chiarezza – ha proseguito il segretario dem – sta facendo il suo corso e ha tutto il nostro sostegno. A chi ha utilizzato la storia di cronaca giudiziaria per organizzarci una campagna politica dico nuovamente: vergognatevi».

Solidarietà a Carletti arriva anche da Matteo Renzi: «Vi ricordate la storia di Bibbiano?», ha scritto in u post il leader di Italia Viva. «L’attacco violento di lega e Cinque Stelle al sindaco? La pagliacciata in parlamento e sui social con lo slogan ’Parlateci di Bibbiano? Una montagna di fango clamorosa contro un uomo che non meritava quel trattamento».
Una «montagna di fango» che adesso rischia di precipitare addosso almeno a uno dei tanti che hanno contribuito a crearla. Nei mesi caldi Luigi Di Maio non ha esitato a cavalcare l’inchiesta della procura di Reggio Emilia arrivando a definire il Pd come «il partito di Bibbiano» con cui non avrebbe aio stretto alleanze. Ieri il leader dei pentastellati è rimasto in silenzio, scelta che però non gli ha evitato critiche anche da persone a lui vicine. Come il deputato Luca Carabetta, un fedelissimo del capo politico, che ieri ha parlato di «linea comunicativa totalmente sbagliata». E con lui anche altri grillini comincerebbero a mostrare stanchezza per affermazioni fatte, dicono, un troppo frettolosamente e senza conoscere bene i fatti.