Probabilmente, visti i tempi lunghi della procedura, non sarà il primo ministro attuale, Jean Castex, a firmare gli eventuali decreti di estradizione per i 9 rifugiati italiani con un passato legato alla violenza degli anni di piombo, 7 arrestati mercoledì e due, Luigi Bergamin delle Pac, e Raffaele Ventura costituitisi ieri. La decima persona che la Francia ha accettato di arrestare su una «richiesta urgente» italiana che conteneva 200 nomi, Maurizio Di Marzio, ex Br, è ancora ricercata. Macron potrebbe non essere più presidente, oppure al suo secondo mandato. Difatti, la procedura giudiziaria si annuncia lunga, potrebbe durare mesi o addirittura anni. Ieri, due arrestati, Enzo Calvitti e Sergio Tornaghi, entrambi ex Br, sono stati scarcerati e gli altri 5 fermati seguiranno a ruota. Sono stati posti sotto controllo giudiziario dalla Corte d’Appello di Parigi, che è ancora nel vecchio palazzo dell’Ile de la Cité.

A TUTTI VERRÀ POSTA la domanda se accettano l’estradizione. La risposta evidente sarà un rifiuto. Così, si aprirà un esame, caso per caso, delle domande di estradizione. La prima udienza presso la Chambre d’instruction è già programmata per il 5 maggio. Sarà solo una tappa di un lungo percorso, perché anche se l’estradizione verrà accettata, gli imputati potranno presentare un appello in Cassazione. E anche dopo la firma del decreto di estradizione da parte del primo ministro, ci sarà ancora la possibilità di un ricorso al Consiglio di stato. La procedura è lunga perché è ancora di vecchio tipo, poiché fatti e sentenze italiane sono antecedenti alla nascita dell’Europa della giustizia. Nel 2002 viene istituito il mandato d’arresto europeo, che comporta, conformemente alla decisione politica del Consiglio europeo di Tampere del 1999, il mutuo riconoscimento delle decisioni giudiziarie, senza altre procedure, anche in ambito penale (prima valeva solo per il civile e il commerciale).

Con il mandato europeo, la sola possibilità di evitare l’estradizione è un’amnistia oppure la norma no ibis in idem (se un’eguale sentenza è già avvenuta in un altro stato). Anche nel caso della vecchia procedura che sarà applicata ai rifugiati arrestati l’amnistia potrebbe bloccare la pratica. Dovrebbe essere emessa dall’Italia. Per quanto riguarda la Francia, mentre nel passato delle richieste di estradizione sono state respinte (è accaduto anche a un arrestato, Luigi Bergamin, negli anni ’90), oggi «i tempi sono cambiati – dice l’avvocato dello stato italiano, William Julié – nel passato molte procedure di estradizione furono bloccate dalla politica».

LA STORICA AVVOCATA dei rifugiati, Irène Terrel, è stata scelta da Alimonti, Cappelli, Manenti, Pietrostefani e Petrella. Farà valere le ragioni che nel passato hanno protetto i rifugiati: le differenze tra i sistemi giudiziari dei due paesi, per quel che riguarda in particolare il ruolo dei pentiti, le condanne per contumacia e l’aggravante di complicità morale, che esistono in Italia ma non in Francia. Avere un nuovo processo per essere messi di fronte agli accusatori, in caso di condanna per contumacia, è un’esigenza della Corte europea dei diritti dell’uomo.

Per questo, la Lega dei diritti dell’uomo ha protestato contro la svolta rispetto alla cosiddetta «dottrina Mitterrand», che ha permesso ai rifugiati italiani di avere la protezione della Francia per anni. «Tutti i governi, di destra e di sinistra, hanno rifiutato le espulsioni – ha denunciato il leader della France Insoumise, Mélenchon – con Macron la Francia non mantiene la parola data». Il ministro della Giustizia, Eric Dupont-Moretti, spera che «questa decisione permetterà all’Italia, dopo 40 anni, di voltare una pagina della sua storia macchiata di sangue e di lacrime».