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Scampia non è solo Gomorra, ci sono anche le edizioni Marotta&Cafiero

Scampia non è solo Gomorra, ci sono anche le edizioni Marotta&Cafieromarshmellows sofà

Book Pride Intervista ai Rosario Esposito La Rossa e Maddalena Stornaiuolo: "Ogni comunità di crowdfunding segue delle precise direzioni e si comporta autonomamente secondo il proprio modello di riferimento"

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 21 marzo 2015

Alcuni piccoli editori si sono specializzati in crowdfunding e non lo utilizzano esclusivamente per qualche progetto specifico. Attuano infatti una strategia articolata servendosi di molti strumenti messi a disposizione. Il pregio di Marotta&Cafiero, piccola e indipendente casa editrice napoletana, non è solo la creatività e l’intraprendenza ma il laboratorio di pratiche culturali, sociali e politiche allestite nel territorio in cui vivono. Meglio di altri casi, vale la circostanza del pensare alle pratiche di resistenza come tentativo di riconnotare il posto in cui si vive.

A sentire i racconti di Rosario Esposito La Rossa e Maddalena Stornaiuolo, entrambi ventisettenni e un certo senso di responsabilità per ciò che fanno e che intendono lasciare a chi arriverà dopo di loro, si rimane piacevolmente in ascolto. Vivono a Napoli e pochi anni fa hanno prelevato la storica casa editrice Marotta&Cafiero trasferendola da Posillipo a Scampia dove ancora adesso hanno la propria sede al Teatro Bellini.

La scelta non è casuale, infatti come riferisce Maddalena Stornaiuolo la casa editrice nasce in una contaminazione con il teatro: «Noi siamo prima di tutto una compagnia teatrale d’impegno civile. Molti dei nostri libri diventano spettacoli teatrali. Non ci siamo scelti mestieri semplici, ma molto romantici e culturali. La nostra è una compagnia particolare.

Spettacoli che non costano mai più di 10 euro, prodotti dal basso, con testi e musiche con licenza creative commons. La nostra è una compagnia ambientalista che calcola sempre il proprio impatto ambientale quando produce uno spettacolo teatrale. Siamo un’impresa teatrale anomala, ma viviamo di questo». Grazie a Rosario e Maddalena, nello spazio di incontro del Bellini sono cresciute moltissime attività che ancora sopravvivono: piccola libreria, etichetta discografica, condivisone con iniziative interessanti della zona, agenzia di comunicazione low budget, gruppo di acquisto solidale.

Sulla piattaforma di produzionidalbasso.com avete condiviso quasi quaranta progetti con ottimi riscontri. Mi spiegate che significato attribuisce una realtà come la vostra al crowdfunding e alla licenza creative commons?

Per noi la licenza creative commons significa libertà. Noi crediamo fortemente nel diritto alla copia, non vendiamo proprietà intellettuale ma supporti per la diffusione dell’idea. Nello specifico la carta. Tutti devono avere la possibilità di accedere alle idee per questo scegliamo il creative commons e la possibilità di far scaricare gratis in formato pdf i nostri testi. Il crowdfunding non è un acquisto preventivo, ma è la possibilità di creare una comunità intorno ad un prodotto. Noi in 4 anni e mezzo abbiamo raccolto 48 mila euro. Se avessimo chiesto questi soldi alle banche oggi non saremmo qui a parlare della Marotta&Cafiero.

Proponete anche il print on demand anche se in ogni caso vi affidate a un distributore nazionale come directBook che cura quattordici piccoli editori, voi compresi. Che senso date al print on demand e che tipo di posizione assumete nei riguardi della distribuzione oggi in Italia?

Non utilizziamo tantissimo il print on demand. Solo 3 dei nostri 50 volumi li abbiamo stampati in questo modo, solo ed esclusivamente perché ci sono state richieste poche copie. Non crediamo nell’autopubblicazione nè tantomeno nelle pubblicazione a bassa qualità. Stampiamo sempre, come minimo 1000 copie. Abbiamo scelto directBook perché rispecchia il nostro modo di fare, perché cura i piccoli editori e li tutela. È il contrario della grossa distribuzione che ingoia miliardi svuotando e ricattando le piccole realtà. La nostra casa editrice, che pubblica solo libri a 10 euro, non è appetibile per una grossa distribuzione. Crediamo nel potere dello storytelling, per noi la grande distribuzione è una mafia occulta dell’editoria italiana.

Arriviamo alla licenza in creative commons. Che tipo di contratto stipulate con gli autori e le autrici? Rinunciano a qualcosa?

I nostri autori non rinunciano ad un bel niente. Gli viene riconosciuta una percentuale tra il 10 e il 20% sul prezzo di copertina. Percentuale di gran lunga superiore alle grosse case editrici. Non siamo una casa editrice a pagamento. Scegliamo i nostri autori. Le licenza che utilizziamo è una licenza creative commons Attribuzione – Non Commerciale – Non opere Derivate, vuol dire che viene sempre riconosciuta la paternità dell’opera all’autore, che non è possibile utilizzare l’opera a fini commerciali e che non è possibile trasformare l’opera in un suo derivato.

So che avete intessuto relazioni con altre realtà politiche e culturali presenti sul territorio e in particolare nel quartiere di Scampia. Penso al Gridas con cui collaborate e che da circa quarant’anni gestisce uno spazio occupato…

Per noi il Gridas è uno stile di vita, è un faro, un punto di riferimento. La vera storia del nostro quartiere. Partecipiamo con entusiasmo alle loro attività, in primis il carnevale, e collaboriamo tantissimo. Martina Pignataro, figlia del grande Felice Pignataro, è la responsabile delle nostre campagne di crowdfunding.

In quanti siete a lavorare per le edizioni Marotta&Cafiero? Cioè immaginando di non essere la comunità culturale e poliedrica che siete, dunque rinunciando alle altre attività che fate, pensate che sopravvivreste del solo lavoro editoriale?

Noi viviamo di libri, teatro e musica. È una rivoluzione in atto. Non è fantasia, non è impossibile. Noi ci stiamo riuscendo a Scampia. Lavoriamo tutti i giorni, siamo un’azienda del Sud Italia, collaborano con noi 9 persone quotidianamente. Vogliamo essere l’esempio per i nostri fratelli, poter dire che si può rimanere nel proprio quartiere e aprire un’azienda. Vogliamo poter dire che Scampia non è solo Gomorra, ci siamo anche noi. Ed è un dato di fatto.

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