Il nuovo fronte della tensione elettorale permanente tra Lega e Cinque Stelle è un altro condono spuntato sul finire del pomeriggio nelle 24 pagine dello «sblocca cantieri» in bozza. Si tratterebbe di una sanatoria degli abusi edilizi compiuti prima del 1977. Si darebbe inoltre il via libera anche ad altri condoni sulle volumetrie. La misura sarebbe stata inoltre legittimata in base alla difficoltà di attestare casi edilizi non rispondenti alle caratteristiche contenute nei documenti catastali. Questo sostengono fonti anonime pentastellate nell’ormai consolidato stile della denuncia pubblica diprovvedimenti in realtà sconosciuti. Si intende così influenzare le trattative in corso sul tavolo del governo. All’«alleato» leghista sono bastati pochi minuti per smentire l’indiscrezione. «Non c’è nessuna ipotesi di condono edilizio nello “Sblocca cantieri” e in altri provvedimenti. È una notizia infondata e senza alcun fondamento. La Lega, come noto, è contraria a ogni tipo di condono». In realtà tra sanatorie, tagli, agevolazioni e sgravi tributari sono stati conteggiati diciassette forme diverse di «condono». Com’è noto, basta cambiare le parole per ottenere un effetto mediatico diverso. Tra le pieghe di norme complesse, la sostanza resta.

La giornata non era iniziata meglio con l’incontro «tecnico» al ministero delle infrastrutture e dei trasporti tra governo e Cgil, Cisl e Uil. Per questi ultimi si è trattato di un incontro «inutile e surreale». «Ci aspettavamo un testo, lo abbiamo consegnato noi, ribadendo le nostre posizioni e priorità. Una trattativa al contrario» ha detto Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea-Cgil. Visto che il presidente del Consiglio Conte, confermato dal suo vice M5S Di Maio, intendono portare il decreto in consiglio dei ministri entro domani, i sindacati hanno chiesto l’apertura di un tavolo politico con la presenza delle confederazioni e delle categorie prima. Nelle prossime ore dovrebbero conoscere il testo, che resta ancora misterioso, e avanzare le osservazioni del caso. Non sembra questo un modo per garantire il confronto di cui molto si è parlato negli ultimi giorni. I sindacati si dicono pronti a «continuare la mobilitazione», dopo quella tenuta a Roma il 15 marzo scorso, mentre gli «alleati» al governo continueranno a scontrarsi. Il blitz di venerdì scorso di Di Maio sulla paternità del provvedimento, e l’irritazione dei leghisti che non sarebbero stati consultati sul testo, è stato il primo episodio del conflitto.

Mentre il premier Giuseppe Conte ha fatto un’altra incursione in compagnia col ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Danilo Toninelli a Cuneo sul tracciato dell’autostrada Asti-Cuneo incompiuta a 29 anni, il presidente di Assolombarda Carlo Bonomi ha espresso la sua «più energica delusione» sul modo in cui il governo sta gestendo la questione cantieri a cui in molti affidano la speranza della crescita miracolosa. Ovviamente c’è il gioco a rimpiattino sul Tav, rinviato a dopo le Europee, ma anche il 25% dei fondi bloccati per il «Terzo Valico» e il 66% del valore della Brescia-Verona