Nell’epoca in cui il mondo dell’editoria e della letteratura, assecondando una funesta profezia di Guy Debord, tende sempre più alla spettacolarizzazione favorendo fenomeni di disarmante narcisismo, si pensa alla figura riservata di Camillo Sbarbaro come a un indispensabile contravveleno. L’«estroso fanciullo» di montaliana memoria si è infatti rapportato alla vita e alla scrittura con una dignità e una discrezione ammirevoli, contrapponendosi all’operato di tanti poeti e narratori di grido, costretti, oggi come allora, a sgomitare senza ritegno per emergere. Non fece nulla per distinguersi, arrivando nell’ultimo periodo di vita a privarsi finanche dei propri libri e degli articoli che lo...