Lo spettacolo dell’abbattimento della baraccopoli di San Ferdinando ha fatto aumentare il consenso degli italiani verso il ministro/presidente supermacho. Per chi non conosce la situazione e vede solo le immagini in tv o sui social non può che essere d’accordo con questa operazione che da vent’anni si trascina senza una soluzione. Che poi i migranti siano stati spediti in Sprar o Cas dove difficilmente trovano un lavoro e ritorneranno in massa nella piana di Gioia Tauro-Rosarno è un dato che non interessa a nessuno, perché non si vedrà quando inesorabilmente altre baraccopoli saranno tirate su. La questione di fondo è molto semplice: gli abitanti dell’area non sono disponibili ad affittare le case ai “niri”. Gli enti locali, la Prefettura, hanno trovato nel tempo come soluzione una tendopoli che può ospitare fino a quattro-cinquecento braccianti mentre nei momenti clou si arriva a oltre 2.000.

Dalla fine del secolo scorso, da quando sono state scoperte le truffe alla Ue e i produttori locali sono stati costretti a raccogliere le arance, sono migliaia i braccianti prima comunitari (albanesi, rumeni, bulgari) e poi sempre più extracomunitari (in prevalenza dell’Africa sub-sahariana) che si stabiliscono ogni anno in questa pianura rigogliosa, dove si producono metà delle clementine italiane e quasi un terzo dei kiwi. E ogni anno sono passati leader politici e sindacali che di fronte alle baraccopoli (perché ce n’è più d’una) hanno gridato allo scandalo. Ma, niente è accaduto. Rosarno e San Ferdinando hanno avuto in passato famosi sindaci comunisti, qualche sindacalista coraggioso, ma non si è andati al di là della denuncia. Certo, la soluzione non è facile, la popolazione è diventata ostile, e la sinistra è abituata a discutere, fare analisi, organizzare comitati, mentre la destra trova facilmente le soluzioni immediate e conquista consensi. È la scorciatoia l’arma politica della destra che governa nel nuovo secolo. Per esempio, di fronte agli effetti della globalizzazione, criticata per tanto tempo dalla sinistra radicale senza indicare una alternativa concreta e facilmente raggiungibile, Trump e C. hanno trovato la scorciatoia dei dazi alle importazioni e del blocco dei flussi migratori, e l’operaio nordamericano si è sentito protetto, anche se nel medio periodo ne pagherà le conseguenze. Così, di fronte a una condizione disumana, come quella che si è vissuta per troppo tempo nella baraccopoli di San Ferdinando, usare le ruspe per distruggerla rassicura l’opinione pubblica, dato che l’operazione è stata fatta in nome della legalità e dell’igiene pubblica. Ma, già nel prossimo autunno, in coincidenza con la stagione agrumaria, si formeranno nuove baraccopoli perché le cause di questo fenomeno non sono state intaccate.

Per fortuna, c’è chi lavora nell’ombra per trovare alternative che trasformino le filiere dello sfruttamento nella piana di Gioia-Rosarno, per inserire con dignità queste persone all’interno di una rete di imprese responsabilizzate sul piano ambientale e su quello dei diritti dei lavoratori. È un progetto che si sta realizzando grazie a una nuova alleanza Sud/Nord che ha già dato in passato buoni frutti. Ne riparleremo alla prossima occasione.