Ventisette anni, tipica capigliatura dreadlocks, voce dalla coloritura cristallina, Raphael incarna l’ultima generazione del reggae italiano. Per l’esordio solista, il cantante italo-nigeriano (già leader e fondatore della reggae band savonese Eazy Skankerz) ha trovato ospitalità Oltralpe, presso la viennese Irievibrations Records, su cui ha rilasciato il suo MindvsHeart, un disco che si colloca fondamentalmente nel filone roots reggae, dal sound decisamente “europeo”, pensato e confezionato per un mercato internazionale. “La collaborazione con l’etichetta è nata dopo che loro avevano ascoltato su Youtube, alcuni pezzi che avevo realizzato da solista con l’italiana Bizzarri Records, mi hanno chiamato perché cercavano una voce che fosse adatta per il mercato internazionale, io cercavo una produzione internazionale, e così sono nate le prime collaborazioni, fino ad arrivare al contratto per questo disco, che ho accettato molto volentieri.”.

Raphael, si é detto, non é un novizio della musica reggae ma ha alle spalle undici anni di gavetta nella band fondata assieme al suo amico d’infanzia, il bassista Andrea Bottaro. “Ho cominciato a fare musica a sedici anni, quando alle scuole superiori ho rincontrato Andrea Bottaro, un mio amico dell’asilo e insieme abbiamo deciso di formare la nostra reggae band, Eazy Skankers, facciamo parte della seconda ondata del reggae italiano.” E aggiunge:” A Savona, la città dove io sono nato e cresciuto, c’erano delle situazioni reggae nate nel contesto del movimento delle Posse degli anni ’90, c’era Briggi Bronson, che era uno che stava molto avanti, poi c’erano i Sana Pianta, un gruppo reggae di punta del savonese e quindi siamo cresciuti in questo ambiente qua, e ne siamo stati influenzati. Perciò abbiamo cominciato a fare reggae sin da molto piccoli, ma non abbiamo mai trovato un’etichetta disposta a sostenerci..tutto quello che abbiamo fatto con Eazy Skankers é materiale autoprodotto, anche se abbiamo collaborazioni prestigiose sia in ambito nazionale che internazionale”. In realtà, il gusto e la passione per la musica, Raphael li ha ereditati in famiglia dato che suo padre “ascoltava musica a 360° gradi”. “Mio padre ascoltava qualsiasi tipo di musica, dall’afrobeat al reggae, ascoltava anche Julio Iglesias, per dire, e quindi io sono cresciuto ascoltando molta musica in casa, e devo dire che sin da piccolo il reggae era un beat che mi dava un brivido speciale..”

Il disco ha una struttura solida e funziona decisamente meglio laddove il basso riveste la  centralità che gli compete (ad esempio She Cry, Step Out), oppure quando la voce di Raphael si unisce a quella del giamaicano Skarramucci, in una effervescente traccia in bilico tra reggae e raggamuffin e con un arrangiamento irrispettoso delle barriere tra i generi, o in Step Out con Tiwony composta e arrangiata con questi medesimi crismi; si compone di 15 tracce (più tre bonus tracks remixate da Madaski, disponibili in versione digitale, estratti dal primo album degli Eazy Skankers, To The Foundation), cantate in inglese e in patois giamaicano “l’inglese fa parte del mio background, mi viene più facile scrivere in inglese che in italiano. Poi adesso, con l’introduzione del digitale, il mercato è più aperto, gli artisti italiani cantano in inglese perché vogliono essere distribuiti all’estero, fare concerti all’estero, è più facile così farsi ascoltare anche all’estero, nella situazione odierna in cui i dischi non si vendono più, se dovessi cantare solo in italiano non ci mangerei e non ci pagherei le bollette. Il mercato é cambiato molto dagli anni’90 quando i gruppi reggae italiani erano riusciti a crearsi un bacino d’utenza, una nicchia,e campavano con quello…”. E poi: “sì, sono stato in Giamaica, per approfondire la conoscenza della musica reggae, del patois, e della cultura Rasta, perché sono interessato a tutte le religioni. Ma mi interessa la spiritualità, non le religioni come sistemi di pensiero, come strutture organizzate, perché nel momento in cui diventano strutture organizzate, diventano sistemi che manipolano la mente delle persone, anche il Rastafarianesimo non fa eccezione. Non mi interessano le religioni da questo punto di vista qua, sono inutili, perché tutte hanno in comune l’idea del rispetto per il prossimo ma poi nessuna di esse lo mette in pratica…percio’ io sono contro tutte le religioni. Però ho una mia spiritualità, penso di essere un buon cristiano, i miei genitori sono mormoni e sono cresciuto immerso nella cultura cristiana.”  Nell’album, l’ombra del rastafarianesimo sembrerebbe far capolino nella traccia dal titolo, If Jah Is With You, in cui Raphael in realtà, torna a riflettere sui dubbi e le incertezze che le giovani generazioni si trovano ad affrontare nel mondo odierno.

Questi 15 testi, firmati da Raphael, sono densi, e si concentrano sul delicato tema dell’equilibrio interiore, e della lotta tra il bene e il male, a parte qualche divagazione più leggera come ad esempio Wine With Me: “L’ho chiamato MindvsHeart, perché è una traccia che mi rappresenta molto, c’è una forte componente emotiva e introspettiva, perché l’ho scritta mentre aspettavo la nascita di mio figlio, poi ripensavo alla situazione globale, a come vanno le cose. In generale penso che il messaggio di questo disco sia molto con i piedi per terra, Ben Harper diceva io posso cambiare il mondo con le mie mani, io no, io penso il contrario e lo dico sin dall’incipit, non posso cambiare il mondo con le mie sole mani, perché il mondo lo si cambia solo se ognuno è disposto a mettere in discussione se stesso. Penso di esprimere i dubbi e le paure, che qualsiasi ragazzo di 30 anni si trova ad affrontare oggi. In Soundblaster, per esempio, affronto il tema della musica, dell’arte, e dico che se dovessi ragionare solo con la testa farei delle scelte di profitto, ma se ascolto il cuore, seguo la passione e faccio musica per passione.” Il disco prevede un lungo tour promozionale, che si snoderà in giro per l’Italia e per l’anno che verrà anche date all’estero.