Il ministro dell’Interno Matteo Salvini è irremovibile, l’Open Arms non può entrare in acque italiane. Neppure il ricorso depositato dall’ong al tribunale dei Minori di Palermo per chiedere lo sbarco dei più piccoli, come da Convenzione dell’Aja, provoca il minimo sussulto al Viminale, dove spiegano: «Si trovano in acque internazionali, in zona Sar maltese. La nave è spagnola e gli immigrati a bordo sono sotto la diretta responsabilità di Madrid. Non si comprende la richiesta alla magistratura italiana, a meno che l’ong non voglia mettere in pratica l’ennesima provocazione per portare gli immigrati nel nostro paese, magari dopo aver precostituito le “condizioni di necessità”». Fino al tweet di Salvini: «Porti chiusi e prima gli italiani. Punto».

I volontari hanno fatto sapere che 89 dei 121 naufraghi a bordo posso chiedere lo status di rifugiato all’Italia, cioè al paese sicuro più vicino al luogo del salvataggio, ma in Viminale insiste: «È dovere dello stato di bandiera». Ma la Spagna no si muove, così Open Arms ha scritto anche a Francia e Germania per chiedere un intervento sull’Ue. Il presidente del parlamento europeo, il dem italiano David Sassoli, ieri ha deciso di prendere l’iniziativa con una lettera al leader della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, chiedendo che per l’Open Arms venga «coordinato un intervento umanitario rapido, con un’equa redistribuzione dei migranti». Sottolineando: «La situazione è grave e merita un’azione tempestiva. Facciamolo per Hortensia, ustionata dal suo aguzzino. Da quando il parlamento europeo non è stato ascoltato sulla riforma del Regolamento di Dublino, la vita della gente raccolta in mare è al centro di strumentalizzazioni fra governi». Amnesty International ieri ha scritto: «Dovrebbero essere fatti sbarcare immediatamente a Malta o in Italia. I politici vengono meno alle loro responsabilità previste dal diritto internazionale».

In viaggio verso la Libia c’è l’Ocean Viking, la nave di Sos Méditerranée con Medici senza frontiere. Mercoledì era previsto uno scalo a Malta per il carburante ma le autorità avrebbero negato l’ingresso: «Il motivo fornito dall’agente marittimo sembra suggerire che il rifiuto sia legato allo status di ong». L’Ocean Viking può ospitare fino a 200 persone. Il coordinatore, Nicholas Romaniuk, stima che il carburante basterà massimo per 12 giorni: «Le persone attendono di essere salvate, continuiamo».