Senza sorpresa, Nicolas Sarkozy ha riconquistato la presidenza dell’Ump, ma solo con il 64,5% dei voti, contro il giovane ambizioso e più calmo Bruno Le Maire (meno radicale, almeno sulle questioni sociali), che ha ottenuto il 29,18% e l’ultraconservatore Hervé Mariton, fermo al 6,3%. Ha votato più della metà, oltre il 60% dei 269mila iscritti all’Ump. Ci sono stati problemi: un «bug» informatico, hanno spiegato i dirigenti. Ma non dovrebbe ripetersi la confusione che ha fatto seguito al voto per la presidenza del 2012, con lo scontro tra Jean-François Copé, che ha rivendicato la vittoria, e François Fillon, che l’ha contestata. Copé, eletto male, ha poi dovuto cedere il posto a un «direttorio» temporaneo, in seguito allo scandalo dei fondi neri della società Bygmalion.

Nicolas Sarkozy vuole la rivincita sul 2012. È tornato in campo, per riprendere le redini del partito. Sognava un plebiscito, con l’idea di poter evitare le primarie del 2016 per la candidatura a destra alle elezioni presidenziali. Ma il risultato è deludente. Inoltre, dovrà fare i conti con gli sfidanti per il 2017: gli ex primi ministri Alain Juppé, che ha per il momento il favore dei sondaggi, e François Fillon, deciso a presentarsi a qualunque costo (minacciando quindi un possibile ballottaggio tra il candidato socialista e Marine Le Pen). E resta l’incognita delle undici inchieste giudiziarie in corso che lo riguardano, che potrebbero far crollare in volo lo slancio della riconquista.

Sarkozy ha voluto cominciare la marcia della rivincita alla presidenza dell’Ump. Nel 2004 aveva conquistato questa carica con l’84% dei voti. L’idea dell’ex presidente è di avere le mani libere per cambiare il partito: vuole rifondarlo con un nuovo nome – forse Le Rassemblement – e trasformarlo in un comitato elettorale per la riconquista dell’Eliseo. Aveva promesso di «essere cambiato». Ma nella breve campagna del ritorno in campo, Sarkozy non è riuscito a convincere. Ha mostrato troppa improvvisazione, poche idee. All’inizio ha cercato di occupare il centro, ma Juppé lo ha fatto meglio di lui. Si è così progressivamente spostato sempre più a destra: sul matrimonio gay ha promesso di annullare la legge Taubira, per sostituirla con un’unione specifica per gli omosessuali, sull’Europa ha ripreso i toni di David Cameron contro l’immigrazione che «minaccia il nostro modo di vivere», affermando che adotterà la «sedia vuota» a Bruxelles se non verrà rinegoziato Schengen. Ha accusato la Commissione di «avere troppe competenze» e ha spiegato che oggi la Francia rischia di essere messa sotto tutela a causa di Hollande, il suo rivale del 2012 su cui cerca la rivincita, «un dilettante», «perso», «suonato», «senza strategia». In privato, aggredisce verbalmente i suoi rivali a destra, a cominciare da Juppé, «che mi fa sembrare giovane» (ci sono più di dieci anni di differenza tra i due). Ma, al di là del voto degli iscritti all’Ump, l’opinione pubblica francese al 59% dà un giudizio negativo su Sarkozy.