Terremoto politico in Colombia, dove il presidente Juan Manuel Santos ha licenziato in tronco il sindaco di Bogotà. Gustavo Petro, è stato destituito per una gara d’appalto giudicata illegale. non si è trattato di un processo breve, anzi: il licenziamento è arrivato al termina di una lunga battaglia legale, conclusasi con la conferma da parte del Consiglio di Stato della destituzione e dell’ineleggibilità per 15 anni. Petro, 53 anni, ex guerrigliero del movimento di sinistra M-19 e grande sostenitore del processo di pace con la guerriglia comunista delle Farc, denuncia di essere vittima di un complotto che mira a bloccare proprio questo processo di pace. L’ex sindaco della capitale colombiana ha lanciato un appello allo sciopero generale nel corso di un comizio davanti al municipio, davanti a migliaia di sostenitori. Si tratta di un atto che ha trovato delle reazioni importanti: la Commissione interamericana per i diritti dell’uomo (Cidh), con sede a Washington, ha chiesto di mantenere Petro al suo posto, per «garantire i suoi diritti politici» e permettergli di «completare il suo mandato». Petro era stato eletto nel 2012 per 4 anni alla guida della città. Il presidente Santos (di destra) ha però respinto l’appello. Annunciando la destituzione in un discorso pubblico, il capo dello Stato ha detto che «è evidente che la giustizia colombiana ha agito e lo ha fatto in maniera trasparente, efficace e opportuna». Il ministro del Lavoro, Rafael Pardo Rueda, è stato incaricato di guidare ad interim la capitale.