Sul logo della cartella stampa la figura stilizzata del folle dittatore si staglia accanto alla M, il titolo della nuova avventura televisiva di Michele Santoro – ispirato al film di Fritz Lang sul mostro di Dusseldorf, due puntate di un inedito format che Raidue2 trasmette in prima serata il 22 e 29 giugno. Si tratta di una formula che prova a tenere insieme i linguaggi cinematografici, teatrali e televisivi. Un «esperimento, un numero zero» come spiega il conduttore, che si concentra sulla figura di Adolf Hitler provando a rispondere alla domanda: «Si tratta di una mostruosità irripetibile?».

Santoro non ne è convinto: «Basta leggere certe dichiarazioni e prese di posizione sui migranti per rendersi conto…». Un attore in studio – Antonio Tidona nei panni di Hitler impegnato in una sorta di «intervista impossibile che diventa possibile perché verranno utilizzati testi realmente pronunciati dal dittatore tedesco», e poi il pubblico (ristretto) e altri attori che inizieranno il dibattito, insieme a una ricostruzione cinematografica che si concentra sul rapporto incestuoso tra Hitler e la nipote Geli: «una vicenda che avrebbe anche potuto cambiare il corso della Storia, se solo non fosse stata insabbiata».

M – sottolinea Santoro,  «vuole essere un tentativo resistenziale contro l’invasione dei format americani e l’affermarsi di un pensiero unico televisivo. Noi cerchiamo di fare un prodotto come indipendenti, con i soldi che abbiamo senza pensare a risparmi e guadagni. La Rai è servizio pubblico, e deve cominciare a fare quello che il mercato adesso non sta facendo». Il conduttore di Samarcanda e Servizio Pubblico, si toglie qualche sassolino dalla scarpa: «Sono stato nei corridoi di Rai 2 dove sono esposte fotografie dei programmi storici della rete, ma noi non eravamo presenti. Ho ascoltato Fazio durante la serata sulla mafia mostrare immagini e parlare solo di Maurizio Costanzo Show come se tutto si concentrasse lì, ma quella del 1993 era una staffetta condotta da me e Maurizio, e io mi trovavo in un teatro pieno di Palermo». Alle domande sul perché di un programma di ricostruzione storica risponde: «Perché nessuno mi chiede di fare un programma politico, forse sono considerato ancora un autore proibito…». E sulla missione della Rai, aggiunge: «Abbiamo bisogno di un grande servizio pubblico, solo lei può dare una scossa». Viale Mazzini non può piangersi addosso: «Perché è l’unico soggetto editoriale che grazie al canone può permettersi di sperimentare».

In una situazione che in qualche modo la favorisce: «Mediaset ha problemi, non sa se sarà venduta e Sky non mi sembra abbia più la forza aggressiva di un tempo». Parla anche del tetto compensi: «Il vero problema non sono i soldi a Vespa, Fazio e altri. Il problema è che in Rai le risorse vanno in minima parte al prodotto». Aggiungendo che sarebbe fondamentale il coinvolgimento di autori giovani, almeno per il 30%: «Non possiamo sempre pensare di puntare su Freemantle, Endemol e gli agenti». Santoro sarà protagonista su Raidue anche stasera con la prima tv alle 21.15 di Robinù, il film documentario sul babyboss della camorra presentato a Venezia. «Un altro prodotto – come sottolinea il direttore di Rai 2 Ilaria Dallatana – di artigianato di lusso della factory di Santoro».