Nell’accanimento terapeutico del ministro degli interni contro Domenico Lucano, e il piccolo Comune di Riace, non c’è solo il sapore dello squadrismo, c’è qualcosa che fa impazzire il cuore leghista del leader della destra italiana: come è possibile che un piccolo, banale, marginale Comune della Terronia possa acquistare tanta fama e consensi a livello internazionale? Che possa presentare una immagine dell’Italia accogliente, umana, con i colori del Sud, contrapposta alla sua visione tetra e razzista del nostro paese? Non è accettabile per chi vuole gareggiare con Orban e l’estrema destra europea sul ruolo di campione-buttafuori degli stranieri senza portafoglio.

Tuttavia, malgrado il cinismo, è sicuro che non ce la farà a distruggere questa storia, a seppellirla negli scantinati della vicenda nazionale.

Riace nasce dai coloni greci e la sua avventura arriva ai giorni nostri passando per eventi speciali che ne hanno segnato il cammino. Riace è pericolosa perché indica alla sinistra smarrita una strada in comune, valori fondamentali, basilari, da riscoprire per costruire una nuova identità. E’ quello che ha fatto Domenico Lucano rintracciando storicamente un filo conduttore. Dalla resistenza al consumismo tipico delle aree urbane, al valore del legame sociale, di una scelta dell’accoglienza che sfida la modernità neoliberista.

Questo messaggio emerge con forza nel saggio di Pietro D. Zavaglia, (Bronzi, Santi e Rifugiati: il caso di Riace, Castelvecchi, 2018). Dei tanti libri pubblicati su Riace e Mimmo Lucano, il lavoro di Zavaglia ha il merito di guardare a questo piccolo paese dell’estremo sud attraverso le onde lunghe della storia di braudeliana memoria. Ne emerge un quadro affascinante, dalla prestigiosa e ricca Kaulon, fondata dai coloni greci nel VIII secolo d.C., con molta probabilità con i Dioscuri Castore e Polluce come protettori, poi nel tempo trasformati nei due santi medici provenienti dall’Oriente. Narra la leggenda che furono visti uscire dal mare di Riace: i Santi Cosma e Damiano.

Santi festeggiati due volte l’anno, in maggio e in settembre, e proprio tra il 26 e il 27 settembre la festa si trasforma in uno straordinario incontro di popolo Rom proveniente da diverse parti d’Italia, e non solo.

Nello stesso tratto di mare, nello stesso scoglio semisommerso, nell’agosto del 1972, vengono “pescati” e portati a riva i famosi Bronzi di Riace, le più belle statue bronzee al mondo, realizzate nel V secolo a.C. Infine, nell’estate del 1998 lo sbarco nella stessa spiaggia di Riace di un barcone con centinaia di curdi inaugurò la storia dell’accoglienza che ha dato fama internazionale questo villaggio e al suo sindaco.

Leggere questo libro permette di andare al di là della triste cronaca di questi giorni e, al contempo, capire le radici profonde di quello che è stato giustamente chiamato “modello Riace”, ovvero di una comunità che ha messo al primo posto la solidarietà umana, la festa, la gioia della condivisione, la convivenza pacifica di persone provenienti da tutti i sud del mondo.