Giornata di apertura per la 64esima edizione del Festival di Sanremo, la quarta (e probabilmente ultima) dell’era Fazio in coppia con la «spalla storica« Luciana Littizzetto. Il 2014 si celebrano anche i 60 anni Rai e l’obiettivo dichiarato dei conduttori è un ritorno a quel «varietà» che tanto grande ha fatto la tv italiana e non a caso stasera sul palco arrivano l’eterna Raffaella Carrà e Tito Stagno.

Leggerezza, dunque, oltre alle tante canzoni (28 suddivise tra 14 big più 8 giovani) e un dichiarato intento di celebrare la (grande) bellezza dell’Italia, rappresentata dai costumi di Ester Marcovecchio e dalla scenografia di Emanuela Trixie Zitkowsky, che ritrae un antico palazzo settecentesco che – seppur in fase di ristrutturazione – non perde il fascino antico. Il direttore di Raiuno Giancarlo Leone annuncia un bilancio per la prima volta, dopo anni, in attivo. 18 milioni di uscite sono infatti garantiti introiti (da pubblicità e vendita dei biglietti) di circa 21 milioni.

Lo scandalo – finto o o presunto che sia – è da sempre linfa vitale della kermesse rivierasca, e quest’anno nell’occhio del ciclone sono finiti Beppe Grillo, atteso stasera all’Ariston, e Rufus Wainwright, l’artista canadese ospite domani definito, «reo» di essere apertamente gay (si è sposato con il suo compagno Jorn Weisbrodt ed ha avuto una figlia da Viva Lorca, la figlia del cantautore Leonard Cohen) e di avere inciso nel 2004 un brano dal titolo Gay Messiah.

Se per il primo i vertici Rai ostentano tranquillità («Grillo è un uomo di spettacolo e sa benissimo che gli spettacoli non si interrompono» chiosa Leone), per il secondo si sono scomodati in rapida serie i Papa Boys (ieri hanno organizzato un picchetto-preghiera davanti alla sede Rai di Viale Mazzini a Roma «per chiedere l’intervento o le dimissioni di tutti i vertici Rai» minacciando azioni legali per vilipendio alla religione), l’Aiart (l’associazione dei telespettatori cattolici), i Templari di San Bernardo (che per mezzo del presidente Luca Borgomeo hanno parlato di «totale mancanza di rispetto verso Cristo e i simboli religiosi»), l’immancabile Militia Christi che – nomen omen – si è distinta per le sue posizioni tolleranti («l’omosessualità è costume e mentalità contro natura») e il consigliere d’ amministrazione Rai (in quota Pdl-Fi) Antonio Verro che senza troppi sofismi ha parlato direttamente di «inaccettabile blasfemia».