Chi è nato e vissuto al sud, soprattutto nei piccoli centri urbani, sa che la bottega del barbiere è una sorta di ritrovo laico dove si discute di tutto e sopra ogni cosa di calcio. A seguire, ma solo dopo aver sviscerato e analizzato tutto quello che si doveva dire sul pallone giocato la domenica nel rettangolo verde, si parla di politica, del governo, delle energie alternative, delle tasse, si compilano bollettini, si discute del prezzo del pesce, delle guerre e di ogni altra cosa che riguarda il mondo intero. Al Rione Sanità a Napoli, tra una sforbiciata di capelli e una rasatura di barba, due giovani barbieri sono passati all’azione e hanno ricostituito la squadra di calcio del quartiere, che tre anni fa aveva chiuso i battenti.

Negli ultimi dieci anni sono tante le squadre di calcio delle serie minori che sono finite nel nulla, fatto molto spesso dovuto a cattive gestioni finanziarie di presidenti-imprenditori che attraverso il calcio tentavano di accreditarsi presso gli enti locali per ottenere più facilmente appalti. In altri casi la crisi economica, che si trascina da dieci anni, ha travolto anche squadre dal passato calcistico glorioso, ma in primis quelle dei piccoli centri di provincia, che dipendevano dalle sponsorizzazioni indispensabili per la sopravvivenza e soprattutto fondamentali per pagare le spese di iscrizione al campionato. Le nuove squadre che vengono ricostituite, partendo dalla Terza categoria, l’ultima serie prevista dalla Federcalcio italiana, spesso hanno una gestione collettiva, non hanno più i presidenti-padroni che coincidono con i signorotti locali, ma giovani che si autotassano per comprare le divise e pagare l’affitto del campo, intenti a una gestione oculata delle spese. Non di rado queste squadre arrivano anche a giocare nelle serie più avanzate, come è successo all’Afro-Napoli United, squadra multietnica che oggi milita nel campionato di Eccellenza campano, a un passo dalla serie C. È stata proprio questa squadra, partita da zero dieci anni fa per favorire l’integrazione dei ragazzi africani attraverso il calcio, a fornire ai due giovani barbieri Michele Zagarola e Cesare Poli, ideatori e promotori del Sanità United, il kit per i primi allenamenti e per le partite ufficiali della squadra.

BIANCO AZZURRO
La divisa ufficiale ripropone i colori bianco e l’azzurro, appartenuti alla vecchia squadra del Rione Sanità, assai cari agli abitanti del quartiere, che ricordano come negli anni passati la squadra aveva addirittura sfiorato la serie C. Presto Sanità United e Afro-Napoli United, divideranno lo stesso campo di calcio per gli allenamenti. Il rettangolo verde, naturalmente, al Rione Sanità non poteva che essere dedicato a San Gennaro, nella speranza che al miracolo dello scioglimento del sangue nell’ampolla faccia seguire i sogni di gloria del Sanità United, che nel nome tanto richiama il Manchester United.

I due barbieri da tempo ne parlavano con i clienti, la squadra del Rione Sanità, che militava in prima categoria, aveva cessato di esistere nel 2017 e nella bottega dei due, sotto lo sforbiciare dei capelli si sono moltiplicati i ricordi dei tanti che da bambini, accompagnati dai papà si recavano sulle gradinate del campo per assistere alle partite. «Io e Cesare – afferma Michele Zagarola- ne parlavamo da tempo, non avere più la squadra di calcio nel nostro quartiere ci faceva soffrire. Ricordo quando da piccolini andavamo al campo San Gennaro a vedere le partite era un momento di incontro e di condivisione con tutti gli abitanti della Sanità».

Dai ricordi nostalgici all’azione il passo è stato deciso, anche se contornato da mille difficoltà, ma i due non si sono arresi. A loro si sono uniti alcuni pasticceri, gli immancabili pizzaioli del Rione Sanità e perfino il prete del quartiere don Antonio Loffredo, che ha aderito alla costituzione della squadra a nome della Comunità della Basilica di Santa Maria della Sanità e anche della Fondazione San Gennaro. Che l’adesione di don Loffredo non sia stata di facciata è dimostrata dal fatto che la presentazione della squadra è avvenuta nel chiostro della Basilica: «Una nuova squadra di calcio – è stato detto nella presentazione – per l’antico quartiere che in questo modo cercherà di rivivere i fasti del passato, tenendo viva e riproponendo una tradizione sportiva che parte da lontano».

SAN GENNARO
Il sostegno al Sanità United viene anche dalla Terza Municipalità del Comune di Napoli, che si è fatto carico della ristrutturazione del campo di calcio San Gennaro dalle tribune al manto erboso, una spesa deliberata dal Comune di Napoli che si aggira sul milione di euro. La gestione collettiva e l’azionariato popolare sono i punti saldi della nuova squadra di calcio del Rione Sanità, che presenta un punto singolare: i presidenti sono entrambi i barbieri. La squadra nei prossimi giorni passerà all’esordio, e durante il campionato dovrà vedersela con altre 16 concorrenti di Terza categoria dei quartieri di Napoli e dell’interland napoletano, se vorrà salire di categoria.

Più che aspirare al passaggio di categoria superiore, la ricostituzione della squadra alla Sanità è occasione di aggregazione e di partecipazione, e il primo gol lo hanno segnato proprio loro i barbieri Michele Zagarola e Ciro Poli. Seguire la squadra spinge le persone a uscire di casa e a organizzarsi, a partecipare e a emozionarsi in nome del piccolo tifo, invece che poltrire da soli davanti al grande calcio offerto dalla pay-tv. Queste piccole realtà calcistiche, a sud come a nord dell’Italia, in tempi di crisi della politica e dei tradizionali luoghi di aggregazione costituiti dalle sezioni dei partiti, rappresentano uno dei pochi momenti di incontro fisico e di condivisione emotiva, e a noi che a lungo abbiamo sostenuto che il grande calcio era l’oppio dei popoli e forse lo è ancora, davanti alla lodevole iniziativa dei due barbieri del Rione Sanità, viene da dire: uscite dalle vostre case e varcate i cancelli dei tanti stadi San Gennaro sparsi lungo la Penisola.