Sanità toscana, corsa contro il tempo per il referendum
Controriforme Depositate, non senza fatica, le 55mila firme per cancellare la discussa legge regionale che taglia personale e aumenta i ticket, favorendo le strutture private. Voto possibile a giugno 2016, ma c'è il rischio di "rallentamenti burocratici".
Controriforme Depositate, non senza fatica, le 55mila firme per cancellare la discussa legge regionale che taglia personale e aumenta i ticket, favorendo le strutture private. Voto possibile a giugno 2016, ma c'è il rischio di "rallentamenti burocratici".
Le oltre 55mile firme a sostegno del referendum abrogativo della legge regionale 28/2015 di “riordino” del sistema sanitario toscano sono state depositate. Ma quanta fatica. E’ stata sfiorata anche l’occupazione dell’aula del consiglio regionale, a causa di un ordine di servizio di una dirigente di palazzo Panciatichi, che con un cavillo burocratico imponeva agli uffici di non accettare i 17 faldoni con le sottoscrizioni raccolte dal Comitato per la sanità pubblica. Con il rischio di far slittare il referendum nel 2017, invece che nel prossimo giugno.
L’impasse è stato superato solo grazie all’intervento della presidenza del consiglio toscano: di fronte alla possibilità concreta di un’autentica figuraccia, l’esperto Eugenio Giani ha preso in mano la situazione: “Non volevo che si creassero delle tensioni inutili su questioni formali – ha poi spiegato – sulla riforma sanitaria e sul quesito referendario ci sarà chi dirà una cosa, e chi ne sosterrà un’altra. Ma su questioni di sostanza, non su aspetti di forma. Io ho preso atto che sono arrivate 55mila firme vere”.
Ad aiutare i referendari anche il presidente del Collegio di garanzia statutaria, il costituzionalista Stefano Merlini, arrivato in consiglio regionale per garantire con la sua presenza la regolarità del deposito. “Comunque sia anche stamani abbiamo vissuto una giornata surreale – osservano peraltro Tommaso Fattori e Paolo Sarti, consiglieri regionali di Toscana a Sinistra – e solo l’intervento diretto di Giani e del professor Merlini ha sbloccato la situazione. Loro hanno dato prova di una trasparenza e di un buon senso che altri non hanno dimostrato”.
Il riferimento alla burocrazia regionale è implicito. Esplicito invece l’ordine di servizio che ha dato vita al caso: “Su indicazioni del dirigente, si danno disposizioni ai destinatari in indirizzo che non devono assolutamente ritirare alcunché dalle persone che dovrebbero presentarsi oggi per il deposito delle firme raccolte per il referendum sulla sanità”. Un diktat che ha provocato le proteste non solo di Toscana a Sinistra ma anche di altri gruppi politici consiliari, dal M5S alla Lega.
Ora parte una corsa contro il tempo: “Il nostro impegno non finisce qui – ricordano comunque Sarti e Fattori – chiederemo l’accelerazione delle procedure per lo svolgimento dei referendum, motivo per cui abbiamo depositato una nostra proposta di legge già da mesi, così da poter votare a primavera. Anche sulla sanità pubblica la parola deve tornare ai cittadini, senza sotterfugi e senza invenzioni legislative dell’ultima ora, come disperatamente sta provando a fare la giunta Rossi”.
Soprattutto ci sta provando l’assessora alla sanità Stefania Saccardi, che per bloccare il referendum vuol portare all’approvazione del consiglio entro la fine dell’anno una ulteriore legge regionale sul comparto sanitario. A soli sei mesi di distanza dalla discussa 28/2015, votata nello scorso mese di aprile come ultimo atto della precedente legislatura toscana.
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