L’accordo che le Regioni hanno raggiunto sui costi standard, (predefinizione di criteri lineari di finanziamento delle cure, tipici della contabilità industriale basati sul presupposto che le cure siano standardizzabili universalmente), la legge di stabilità di Letta e prima ancora i tagli lineari di Monti, hanno praticamente chiuso il capitolo delle politiche di risparmio a sistema pubblico invariante, e aperto quello nuovo del definanziamento strutturale del sistema. La politica finanziaria oggi sembra dirci che, a causa del debito pubblico e dei vincoli europei, ormai non basta più raggranellare un po’ di risparmio con l’efficienza e la razionalizzazione, ma serve riallocare pezzi consistenti di spesa pubblica altrove. Quindi di contro riformare. L’adozione da parte delle Regioni dei costi standard significa che sarà la ragioneria industriale a occuparsi di tutela dei diritti.
In sanità è in atto così una transizione che ai più sembra sfuggire e che vede compresenti vecchie politiche marginaliste (cure primarie, integrazione socio sanitaria, ospedali, dispositivi medici, farmaceutica ecc) e nuove misure contro riformatrici (dai livelli essenziali ai livelli minimi di assistenza, costi standard per finanziare le cure).
In questo quadro di destrutturazione della spesa sanitaria pubblica, un ruolo determinante è giocato dai governatori regionali, ai quali il governo Letta ha sostanzialmente passato il cerino dei tagli lineari, ma ancora di più da quei governatori all’opposizione delle larghe intese. Costoro potrebbero organizzare un forte pensiero alternativo alla controriforma ma per farlo a parte disporre di un altro genere di politica sanitaria , dovrebbero prima di tutto rompere con il consociativismo che esiste, almeno sulla sanità, tra di loro in quanto governatori. Sto pensando a Zaia che vuole i costi standard, a Errani che scalpita per ridurre le prestazioni di diritto e a Vendola che in televisione dice di voler difendere il diritto alla salute avallando di fatto, i costi standard e la riduzione dei Lea che quel diritto ridiscutono.

La sanità nel suo complesso fatica, proprio per mancanza di riferimenti politici credibili, a riunificarsi intorno ad una strategia di riforma efficace del servizio pubblico, e la cosa di cui risente oltremisura è l’indiscernibilità tra i governatori come se le differenze politiche, che pur esistono, fossero confinate nelle grandi interviste sulla politica, ma sospese a livello di politiche sanitarie. Tra il leader che si occupa dei massimi sistemi e il governatore che si occupa di sanità sembra esserci una scissione. Per parlare di politica il leader ricorre alla retorica che a nulla serve per risolvere i problemi seri della sanità nella propria regione. Il governatore tradisce così le sue difficoltà a servirsi di quella “scienza regia” (come Platone definiva la politica ) per organizzare quelle epistemologie per il cambiamento capaci di combattere una controriforma di fatto. Per cui l’indiscernibilità dei governatori dentro e fuori le larghe intese finisce con l’essere il segno di un rapporto sbilanciato tra retorica e politica. In questo modo le tante sanità regionali risultano pur nei loro squilibri a loro volta fondamentalmente indiscernibili in quanto le politiche che sino ad ora le hanno tartassate sono pure indiscernibili. Tutti i governatori sulla sanità ,in misura diversa certo, tagliano, ridimensionano, restringono, riorganizzano quel che possono…e tutti in un modo o nell’altro, loro malgrado, riducono l’area del diritto, favorendo una politica contro riformatrice.

Nel tempo dei retori senza “scienza regia” (Vendola, Renzi, Berlusconi, Grillo) i metalinguaggi vorrebbero persuaderci in luogo delle “politiche” concrete, rinunciando a disvelare nei problemi della vita, le verità delle persone. Senza verità non c’è cambiamento.Questa volta il “riformista che non c’è” è un retore che favorisce l’andazzo e non cambia niente. Le verità (dei costi standard, dei livelli minimi di assistenza, del definanziamento strutturale), sono verità contro il diritto alla salute sancito dall’art 32 della Costituzione. Se la retorica le ignora e i governatori sono tra loro consociativi, saremo tutti ingannati.