Sangue blu a ettolitri nelle vene, campionessa di equitazione, la prima presidente donna della Commissione europea, è entrata relativamente da poco nella politica attiva. Si è iscritta alla Cdu nel 1990 ma poi, tra un figlio e l’altro – ne ha sette, tra cui due gemelle – e un incarico all’università di Stanford in California, ha effettivamente assunto ruoli politici di rilievo dopo il Duemila. Ma da quando, nel 2005, è entrata per la prima volta, nel governo della cancelliera Angela Merkel non ha più lasciato l’incarico ministeriale: ha partecipato a tutti i governi Merkel fino alla candidatura, sponsorizzata, neanche a dirlo, dalla cancelliera – alla guida dell’Europa.

Nata Ursula Albrecht l’8 ottobre 1958 è figlia di un politico «di razza» della Cdu, Ernst Albrecht – discendete del barone di Brema Ludwig Knoop – che è stato a lungo governatore del land della Bassa Sassonia, dal 1976 al 1990. E nel 1978 è rimasto coinvolto in una intricata storia di spionaggio legata all’assalto alla prigione di massima sicurezza di Celle per la liberazione del detenuto Sigurd Debus della Rote Armee Fraktion (Raf), un affare noto in Germania come Celle-Loch. In quel periodo Ursula, ancora incerta sulla strada da prendere, si era trasferita a Londra per studiare, preferendo farsi passare con il nome di Rose Ladson, prendendolo a prestito dalla bisnonna americana, figlia del governatore del South Carolina e di una famiglia di proprietari di piantagioni. È a Londra che, accantonando precedenti vocazioni intermittenti, prima in archeologia e poi in economia, Ursula decide di iscriversi a medicina e incontra il marito, Heyko van der Leyen, medico anche lui, come del resto il nonno di lei, anch’egli, il nonno, con una figliolanza numerosa: altri sette figli.

Divenuta ginecologa, di fede luterana e di credo fortemente europeista, accogliente sui migranti – ospita rifugiati siriani nella sua casa di Hannover – Ursula sbarca al fianco di Angela Merkel come ministra della Famiglia. Ma ha anche una preparazione economica, il padre Ernst del resto, prima di diventare governatore della Bassa Sassonia, è stato alto funzionario alla concorrenza in quegli embrioni di Comunità a cui si deve l’attuale imprinting dell’Europa.

Infatti dalla Famiglia, dove inaugura il congedo parentale per i padri, passa al Lavoro e degli Affari sociali. Quindi diventa, prima donna in Germania, ministro della Difesa. Ma non è amata dagli alti papaveri dell’esercito e incappa in una serie di commissioni d’inchiesta, deve dimostrare di non aver copiato la tesi e di onestà per consulenze milionarie, ma riesce sempre a essere scagionata. Viene anche candidata a segretario generale della Nato. Ma è di bandiera la sua candidatura anche alla presidenza della Repubblica federale contro Steinmeier.

Non preferita da Frau Merkel alla sua discendenza, la delfina designata è Annegret Kramp-Karrembeuer – ha adesso sbarrato la strada ad un’altra donna: la danese Margrete Vestager, combattiva commissaria alla Concorrenza invisa alle piattaforme digitali a cui chiede di pagare più tasse.