L’inflazione annua rilevata a settembre, pur molto alta – 8,9% – rappresenta comunque un segnale positivo, essendo di 1,6 punti inferiore ad agosto. Sánchez vuole rafforzare la tendenza positiva, frutto anche delle misure già adottate per tagliare i prezzi di gas ed elettricità, grazie alle quali i costi per le famiglie sono calati del 33% e quelli per le imprese del 20% (i prezzi degli alimenti, invece, non si fermano). Così, i rosso-viola hanno annunciato un nuovo pacchetto da tre miliardi, diretto ad ammortizzare l’aumento delle bollette.

L’esecutivo ha deciso di aumentare gli stanziamenti per il voucher sociale: lo sconto per i consumatori in difficoltà passa dal 60 al 65% e quello per i consumatori gravemente vulnerabili cresce dal 65 all’80%. Anche i lavoratori a basso reddito avranno diritto a un taglio delle bollette del 40%. Nuovi investimenti sono previsti poi per il bonus sociale termico, che potrà arrivare ad un massimo di 375 euro annui. Il pacchetto prevede inoltre una particolare tariffa agevolata, in vigore per tutto il 2023, per i condomìni che per il riscaldamento dipendono da caldaie comunitarie a gas.

Si calcola che di bonus e sconti beneficerà circa il 40% delle famiglie del paese, con particolare riguardo per le province più spopolate dell’interno.
Mentre le opposizioni di destra accusano il governo di “lotta di classe”, Unidas Podemos e le sinistre nazionaliste basche e catalane premono affinché il nuovo decreto anticrisi limiti l’aumento dei canoni di locazione e la rivalutazione dei mutui.

Martedì pomeriggio, invece, “Politico” ha informato di aver appreso, da fonti del Ministero per la Transizione Ecologica, la volontà di Madrid di abbandonare il Trattato sulla Carta dell’Energia; l’accordo internazionale tutela gli interessi dell’industria dei combustibili fossili e rende difficile ai governi adottare misure incisive per contrastare la crisi climatica. Il trattato, infatti, consente alle società del settore di chiedere ingenti risarcimenti ai governi che varano provvedimenti in contrasto con i loro interessi. A giugno la ministra Ribera aveva sollecitato l’abbandono del trattato da parte di tutta l’UE, ricevendo però una risposta negativa. Quando il tentativo di allineare il testo del documento agli obiettivi dell’Accordo di Parigi si è scontrato con l’impossibilità di intaccare il potere di ricatto finora concesso alle multinazionali energetiche, l’esecutivo ha scelto la via dell’uscita unilaterale.

Sinistre, esperti e associazioni ecologiste esultano. Non si placano però le polemiche per la decisione di aumentare le spese militari a livelli record, passando da 10 a 12,3 miliardi. Se è vero che la legge di bilancio per il 2023 prevede un aumento inedito della spesa sociale (anche se molte misure sono temporanee), è pur vero che rispetto al 2022 porta su la spesa per il comparto bellico del 26%. L’obiettivo, dicono Sánchez e la ministra Nadia Calviño, è portare la spesa per la Difesa al 2% del Pil mantenendo l’impegno con la Nato.

Una parte di Podemos accusa alcuni ministeri di aver “truccato” il bilancio in modo da decurtare parte degli aumenti della spesa militare dagli stanziamenti ufficiali per il comparto. I socialisti hanno però replicato che i ministri di UP erano al corrente dell’escamotage adottato. Tenendo conto che, da quando si è insediato alla Moncloa, Pedro Sánchez ha fatto lievitare la spesa militare ufficiale del 42%, c’è da giurare che in fase di discussione parlamentare del bilancio la tensione, anche all’interno della maggioranza, non mancherà.