Piazza dell’Immacolata è gremita di persone. All’angolo con Via dei Sabelli due camionette della polizia e diversi agenti in borghese presidiano lo spazio. Ai lati alcuni esercenti delle attività commerciali della zona osservano la scena in piedi sulla soglia dei negozi.

AL CENTRO DELLA PIAZZA un’ampia concentrazione di donne; «Ci siamo messe tutte il fazzoletto fucsia in segno di riconoscimento e simbolo contro i femminicidi, è una citazione del pañuelo, il panno verde usato dalle donne argentine di Ni Una Menos» dice Zoe, studentessa. La rete di donne Non Una Di Meno infatti è tra i principali promotori dell’evento «San Lorenzo Abbraccia Desirée» una manifestazione di solidarietà alla sedicenne morta di overdose, dopo essere stata violentata in un capannone abbandonato in Via dei Lucani.

La partecipazione è ampia e variegata. «Sono qui perché hanno ucciso una ragazza nel mio quartiere dopo averla stuprata, e i media e la politica hanno posto l’accento sul fatto che siano stati degli immigrati. Di nuovo davanti a un femminicidio si portano avanti altre questioni e non si nomina la violenza di genere», dice Nora, della squadra di calcio Ateltico San Lorenzo. Sono presenti diverse associazioni che hanno sede nel quartiere, gruppi sportivi, spazi occupati, comitati di cittadini e semplici abitanti. Alcuni pur vivendo in altri quartieri, turbati da quanto accaduto, hanno decisi di partecipare. Ci sono circa 3mila persone quando parte il corteo. Si risalgono le vie strette del quartiere, in testa lo striscione di Non una di meno «Basta violenza maschile sulle donne».

Momenti di cammino raccolto e quieto si alternano a cori di solidarietà per Desirée Mariottini e a interventi che rifiutano i tentativi di strumentalizzazione della tragedia in chiave razzista e securitaria.

«ABBIAMO RITENUTO necessario occupare le strade di questo quartiere per raccontare qualcosa di diverso dallo sciacallaggio mediatico e politico su questo territorio già martoriato, la violenza sulle donne è scomparsa dallo scenario, la violenza non ha passaporto, avviene a casa, a lavoro, nelle caserme, nelle strade, stiamo lottando perché tutto ciò finisca, la solidarietà è la nostra arma» dice Serena.

IL BUIO È CALATO mentre la manifestazione procede tra le vie principali. Si passa anche in Via dei Lucani 22, di fronte all’immobile abbandonato dove è morta Desireè. Qui sui manifestanti cala un pesante silenzio. Mentre si continua a camminare risalendo su Via dei Marsi in molti tra i manifestanti più legati a San Lorenzo esprimono preoccupazione per le sorti del quartiere, investito negli ultimi anni da un violento processo di trasformazione: «Sono nata e cresciuta qui. Del quartiere penso ciò che ne pensano tutti, è diventato una fogna a cielo aperto. Tutti sanno, tutti vedono, ma non abbiamo strumenti. Le istituzioni hanno abbandonato il territorio, che ha due facce. Di giorno è tranquillo mentre di sera diventa inquietante» dice una donna. Intanto il corteo è su via dei Sardi e si ferma di fronte a un murales realizzato nel 2012 da Elisa Caracciolo proprio come commemorazione dei femmincidi. Sagome bianche di donne si tengono per mano, scatta un commosso applauso.

«FACCIO PARTE di un associazione di genitori che vivono, lavorano, portano i figli a scuola a San Lorenzo, rappresento persone che amano il quartiere e ci stanno lavorando da anni, voglio rappresentare quella parte attiva, resiliente del quartiere, che non si lascia andare al degrado anzi lo combatte ogni giorno; ci dispiace che l’attenzione sia giustamente su un fatto tragico che però non rappresenta il tessuto sociale del luogo, che invece cerca di arginare fenomeni di degrado concreti, insieme ad altre associazioni e spazi autogestiti e anche col municipio cerchiamo di creare un circuito virtuoso», dice una rappresentante dell’associazione La Gru. Il corteo si conclude a piazza dei Sanniti, di fronte al cinema Palazzo, uno spazio destinato a diventare una sala slot machine e che invece è stato occupato anni fa dalla cittadinanza e oggi è autogestito. Per Desirée e per tutte le altre, c’è ancora qualcuno che resiste.