Divieto di ingresso nelle acque italiane e nessuna possibilità di fare rifornimento a Malta. La nave Eleonore dell’ong tedesca Lifeline lunedì ha salvato 101 naufraghi (30 i minori, la metà non accompagnati) e, come in altri casi, girovaga nel Mediterraneo in attesa dell’ennesimo braccio di ferro che, alla fine, permetta lo sbarco.

LE OSTILITÀ ieri mattina le ha aperte il ministro dell’Interno Matteo Salvini: già con gli scatoloni in mano per liberare il Viminale, causa crisi di governo, non ha perso tempo ad applicare il decreto Sicurezza bis firmando il divieto di transito e ingresso per l’ong. L’equipaggio rischia la confisca della nave e una multa fino a un milione di euro. Il divieto giustificato con il rischio «di ingresso di soggetti coinvolti in attività terroristiche o, comunque, pericolosi». E ancora: il gommone su cui viaggiavano i naufragi aveva tre tubolari sgonfi e un quarto che ha ceduto durante il trasbordo ma per Salvini era in condizioni di «buona galleggiabilità». Infine, per il ministro i naufraghi dovevano essere lasciti ai libici.

IL DIVIETO, da procedura, prevede la controfirma della Difesa e del ministero delle Infrastrutture, due dicasteri 5S. Sarebbe stata l’occasione giusta per marcare la discontinuità con l’esecutivo giallo verde, che ha terremotato il Movimento, ma i due colleghi di Salvini si sono rimboccati le maniche e hanno firmato, associandosi ancora alle politiche leghiste sui migranti. Nonostante per l’Open Arms avessero rifiutato di firmare il secondo divieto di ingresso, dopo la sentenza del Tar del Lazio che aveva permesso lo sbarco dell’ong catalana smontando dal punto di vista giuridico il decreto convertito in legge anche con i voti grillini.

TRIPUDIO DAL VIMINALE, dal quale è trapelata «soddisfazione per la ritrovata compattezza del governo». Un governo che, per altro, Salvini ha deciso di strozzare da solo. Danilo Toninelli non ha commentato. Imbarazzo dalla ministra Trenta, che ha fatto sapere: «La firma ha motivazioni tecniche. Un atto dovuto, una volta verificato che non ci sono vizi nella procedura». Dal Pd Matteo Orfini ha attaccato il premier in pectore del futuro governo: «Giuseppe Conte tace. Per me discontinuità significa prima di tutto smetterla con queste politiche disumane. Subito».

LIFELINE sta valutando se ricorrere al Tar, come l’Open Arms, intanto ha commentato: «Da un populista di destra come Salvini ce lo aspettavamo. Inoltre è in modalità campagna elettorale», la chiosa del capitano Claus Peter Reisch.

ANCHE DA MALTA nessuna cortesia. Nel pomeriggio, le autorità hanno contattato le Eleonore (che era a 22 miglia dall’isola) per comunicare: «Non avete il permesso di entrare nelle acque territoriali». Da bordo i naufraghi vedevano la linea di costa, è stato necessario spiegare che non sarebbero attraccati. Così, per il secondo giorno, si sono cercati uno spazio all’ombra dei teloni azzurri stesi sul ponte. E si sono messi in attesa. La Valletta ha negato persino i rifornimenti e il cambio equipaggio: «Avevamo affittato una nave per farci portare acqua e viveri, Malta non l’ha permesso. Abbiamo poco tempo a disposizione prima che le persone soffrano di disidratazione. Rischiamo l’emergenza a bordo». In serata un elicottero militare sorvolava l’ong.

IL GOVERNO TEDESCO, attraverso il ministero degli Esteri federale, ha già chiesto alla Commissione europea di coordinare lo sbarco offrendosi di partecipare alla redistribuzione con una «quota significativa». E questo potrebbe sbloccare lo stallo più rapidamente dei casi Alex di Mediterranea e Open Arms. Il tempo è un fattore cruciale non solo per le scorte (nel pomeriggio distribuite barrette energetiche e tea) o per le sofferenze patite dai migranti in Libia, ma anche per le ridotte dimensioni della nave, appena 20 metri. «L’equipaggio ha passato la prima notte vigilando che nessuno cadesse in mare. Il direttore di coperta ha spostato alcune persone sul ponte di ancoraggio per mancanza di spazio. I naufraghi hanno dormito appoggiandosi l’uno contro l’altro. È stato possibile solo perché il mare era calmo».

LA MARE JONIO di Mediterranea, intanto, si è spostata con i due velieri di appoggio tra Garabulli e Al Khoms, a 30 miglia dalla costa est libica e sta pattugliando l’area dove negli ultimi cinque giorni si sono concentrate le partenze. Due gommoni sono stati salvati da Malta, a differenza del barcone affondato ieri all’alba, con più di cento persone a bordo.