E così domani mattina, il giorno dopo della manifestazione romana della Lega e del grande corteo No Tav di Torino, Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti riceveranno i vertici delle associazioni di categoria delle imprese che lunedì scorso hanno manifestato a favore della grande opera.

La convocazione sarebbe arrivata informalmente dal ministro dell’interno ma la sede è ufficiale: l’appuntamento è per le 11 al Viminale, nelle ore in cui i punti salienti della legge di bilancio sono ancora in fase di scrittura. Il che fa capire come Salvini ancora una volta stia alludendo all’esistenza di una specie di governo ombra leghista che lavora sottotraccia dentro le pieghe del contratto di governo gialloverde, lo stesso contratto che il leader leghista ha proposto di rivedere in corso d’opera.

Dunque, quando Vincenzo Boccia e gli altri imprenditori arriveranno al Viminale, Salvini cercherà di fornire loro garanzie. «Apro le porte del ministero e ascolto», dice il padrone di casa che raccoglie anche il plauso del presidente della Regione Veneto Luca Zaia, uno molto attento alle grandi opere. Non è un mistero che il leghista, e forse anche qualche grillino particolarmente affezionato alla tenuta del governo a trazione salviniana, immagini per il Tav un percorso simile a quello consumatosi per il gasdotto Tap: più che la natura dell’opera saranno messe in conto eventuali penali da pagare per lo stop ai lavori.

«Anche questo farà parte dell’esame costi-benefici che stanno facendo i tecnici», afferma Salvini alludendo alla capitolazione grillina in Salento. In ballo da questo punto di vista ci sarà anche il pronunciamento dell’avvocatura dello stato. Non guasterebbe se, per puntellare il governo e farlo reggere fino all’agognato traguardo delle elezioni europee, la poltrona di Danilo Toninelli alle infrastrutture dovesse essere oggetto di rimpasto. Toninelli per adesso cerca di prendere tempo, sulla Tav e sul suo destino al ministero.

L’incontro ribattezzato dei «dodici caffè», tanti quanti saranno i rappresentanti delle aziende che si siederanno davanti a Salvini e Giorgetti, sembra destinato a incidere anche sugli equilibri interni al M5S. Qui si aprono due diverse, e solo in qualche caso sovrapponibili, linee di frattura: quella tra governo e amministratori locali e quella tra i cosiddetti «pragmatici» e gli «ortodossi». Pare molto difficile, se non del tutto escluso, che qualche big del M5S si presenti oggi al corteo No Tav di Torino. Ci saranno esponenti locali e, forse, Beppe Grillo.

Dunque, l’apertura dell’interlocuzione in chiave apertamente pro Tav dell’alleato di governo pare destinata ad innalzare la tensione tra il M5S piemontese e quello nazionale. A Torino ci sono alcuni grillini insofferenti al patto con la Lega e Salvini. Inoltre, il leghista sa bene che questa partita avrà ripercussioni sulle elezioni regionali piemontesi della prossima primavera. M5S e Lega correranno separati, da avversari. Sarà un termometro importante per capire in che misura sui territori si dispiega la strategia salviniana di rosicchiare voti all’alleato a 5 Stelle. Difficile che avvenga in Valsusa, ma Salvini versando il caffè agli imprenditori punta ad altro. Magari a quel pezzo di borghesia torinese che aveva dato fiducia a Appendino.