Sembra un’apertura quella di Matteo Salvini ma non lo è. Non ancora, almeno. Qualcosa potrebbe maturare nei prossimi giorni ma è un’eventualità remota, nella quale non spera più nemmeno il Quirinale. Il leader del Carroccio apre a un governo di scopo fino a dicembre, con il compito di impedire l’aumento dell’Iva, modificare la legge elettorale e trattare con l’Europa soprattutto sul capitolo delicatissimo del bilancio europeo. Però mette paletti insormontabili: «L’incarico va dato a chi ha vinto le elezioni: escludo qualsiasi tecnico alla Monti». Esclusa anche, aggiunge, ogni possibile proroga della squadra di Gentiloni. Non basta. Quel governo non deve essere sostenuto dal Pd, perché «dove va Renzi non vado io», ma da M5S: «Vorrei sedermi con loro per concordare modi, tempi e nomi per il governo. Sono due mesi che cerco il dialogo con loro. Ho fatto di tutto. Posso portare pure la colazione a letto».

 

Arriva a stretto giro, affidata a Toninelli, la risposta di un M5S che ormai è lanciato in campagna elettorale, ha smesso i panni «istituzionali» sin qui indossati da Di Maio ed è tornato a strillare più forte di tutti: «Salvini ha sprecato l’occasione della sua vita. Ha deciso di restare con Silvio Berlusconi, un pluricondannato». La porta sbattuta dai 5S, per l’ennesima volta, in faccia a Salvini e alla sua proposta di un governo anche con Berlusconi comporta un movimento identico da parte del Carroccio nei confronti del capo dello Stato. Qualche ora dopo aver lanciato la sua proposta, il capo leghista chiarisce che era rivolta solo ai pentastellati. Se non la accettano «allora rimane solo il voto: di più non posso fare». Difficile dire se Salvini sperasse davvero in un esito diverso oppure se la sua fosse solo l’ennesima mossa tattica in una partita in cui i giochini tattici hanno spesso prevalso sulla ricerca di una soluzione. Di certo la sua proposta una logica indiscutibile poteva vantarla, soprattutto nei confronti di un M5S che, dopo essersi convertito all’europeismo rigorista quando il governo pareva a portata di mano, ha improvvisamente riscoperto i ruggiti anti Ue. Se governo a termine deve essere, allora meglio che sia un governo politico in grado di contrattare il bilancio europeo piuttosto che un governo tecnico la cui genuflessione è garantita in partenza: «Piuttosto che avere un governo telecomandato da Bruxelles penso che ai 5S convenga un governo amico e non nemico degli italiani». Ma ormai la sola logica che Grillo e Di Maio seguono è quella urlata della propaganda elettorale.

La mossa di Matteo Salvini era stata annunciata per tempo all’alleato Berlusconi, che ovviamente aveva concordato in pieno nella speranza di evitare elezioni in autunno. La posizione di Fi non coincide affatto con quella della Lega. Il leader azzurro sarebbe prontissimo a lasciar partire un governo del presidente e promette di fare il possibile per convincere il recalcitrante socio. Ma se la missione quasi impossibile non riuscirà, lo seguirà senza strappi. Rompere ora l’unità del centrodestra, oltretutto senza neppur riuscire a rinviare le elezioni essendo i voti azzurri e quelli del Pd insufficienti a garantire la fiducia sarebbe peggio che suicida.

Ma nelle prossime 48 ore Berlusconi tenterà tutte le strade per smuovere il leghista. In realtà già ieri, in Parlamento, fiorivano ipotesi sulla carta praticabili ma nella realtà difficilmente concepibili: la più quotata passerebbe per un governo istituzionale guidato da una personalità di centrodestra, con nel programma le riforme costituzionali, appoggiato in modo «creativo», cioè tramite astensione o uscita dall’aula, dal Pd. Ma è probabile che proprio questa via molto traversa avesse in mente il leader della Lega quando ha voluto ribadire la propria indisponibilità ad alleanze di qualsiasi tipo con Renzi.

Sul Colle, del resto, l’acrobazia di Salvini non ha destato alcun interesse e non ha acceso alcun barlume di speranza. Al contrario, in accoppiata con la prevista chiusura senza appello di M5S è stata vista come il segno che la strada del governo di tregua si è chiusa ancora prima di aprirsi. Lunedì Mattarella sfiderà i partiti mettendo in campo un suo governo non concordato con nessuno.