Due giorni di sfiducie alla Camera. Tra oggi e domani, questa l’intenzione della maggioranza (che pensa anche a sedute notturne per accorciare i tempi), saranno votate la mozione contro il ministro Matteo Salvini (presentata da Azione) e quella contro Daniela Santanchè (primi firmatari i deputati del M5S), che inizia oggi il suo iter.

NESSUNA SUSPENSE: la maggioranza di destra farà valere i suoi numeri e boccerà entrambe le proposte, ma si tratta comunque di due passaggi disturbanti per Giorgia Meloni: Salvini è accusato per i rapporti della Lega con Russia Unita, partito di Putin, sanciti da un accordo del 2017 mai formalmente disdetto; Santanchè rischia il rinvio a giudizio dopo la chiusura delle indagini sulla sua società Visibilia, con l’ipotesi accusatoria di una truffa all’Inps durante l’emergenza Covid.

ALLA VIGILIA DEL VOTO, la Lega prova a prendere le distanze dai russi con un comunicato in cui afferma che «i propositi di collaborazione puramente politica con Russia Unita non hanno più valore dopo l’invasione dell’Ucraina». «Anche negli anni precedenti non c’erano state iniziative comuni», dicono da via Bellerio. «La linea della Lega è confermata dai voti in Parlamento: dispiace che l’Aula debba perdere tempo per polemiche inutili e strumentali». Replica Matteo Richetti di Azione: «La dichiarazione della Lega contiene una nuova menzogna: ora ci spiegano che dopo l’invasione dell’Ucraina quel testo non vale più, in realtà l’accordo contiene una clausola automatica di rinnovo. Ci facciano vedere lo stralcio di quel documento. L’accordo è stato integralmente confermato proprio dopo l’invasione dell’Ucraina».

PER SALVINI NON È L’UNICO guaio. Ieri è stata diffusa una lettera al leader firmata da una ventina di dirigenti, tra cui molti ex parlamentari, che lamentano una carenza di «pragmatismo», un «isolamento politico» in Europa e accusano il segretario di aver smarrito «la tradizionale e giusta distanza che abbiamo sempre mantenuto da tutti gli opposti estremismi». Nel mirino l’alleanza con l’estrema destra, ribadita da Salvini pochi giorni fa a Roma con la convention in cui ha ospitato il leader portoghese di Chega, Ventura, e un video al vetriolo di Marine Le Pen contro Meloni. «Partiti e movimenti che nulla hanno a che fare con la nostra storia culturale e politica», in particolare l’Afd tedesca. «Perché abbiamo smesso di dialogare con forze autonomiste e federaliste, per accordarci con chi non ha la nostra naturale repulsione nei confronti di fasci e svastiche?», scrivono, tra gli altri, Cristian Invernizzi, Paolo Grimoldi, l’ex viceministro Dario Galli e alcuni sindaci del Nord. Dure critiche anche all’ipotesi di candidare alle europee il generale Vannaci, un personaggio «con forte marcatura nazionalista, totalmente estraneo al nostro movimento».

SALVINI, OSPITE IERI SERA a Belve, ha ribadito di stare ancora «ragionando» su Vannacci, pur prendendo le distanze dalle parole omofobe del generale. Quanto alla sua permanenza alla guida della Lega, «penso di avere ancora tanto da dare, ho voglia, idee, tempo, poi persone in gamba ce ne sono, ma li lascio aspettare un attimo», ha confessato. «Entro l’autunno si farà il congresso, l’ultima roba che voglio è sembrare incollato alla poltrona». Per ora mancano i potenziali sfidanti, ammette con soddisfazione. Sul rapporto con Meloni ha detto di aver iniziato a frequentarla anche fuori dalla politica: «L’amicizia la stiamo costruendo. Ogni tanto la sera gioca a burraco con la mia fidanzata Francesca. Io no, perché sono due faine e odiano perdere. E io ho già un lavoro complicato di giorno, se devo incazzarmi anche di sera per il burraco, no grazie».

SULLA SFIDUCIA AL LEGHISTA le opposizioni sono compatte, tranne Italia Viva che non dovrebbe votare neppure quella a Santanchè. Sulla ministra del Turismo Azione è divisa: Maria Stella Gelmini e Enrico Costa, in nome del garantismo, annunciano il voto contrario. «Male non fare, paura non avere», dice la ministra, assicurando di non essere preoccupata né dall’inchiesta né dalla mozione. «In caso di rinvio a giudizio sarà lei a decidere che fare», spiegano da Fdi. In ogni caso, assicurano, quel ministero resterà al partito di Meloni.