Ogni giorno ha le sue pene per il centrodestra che si avvicina alle europee in ordine sparso e poi è costretto a ricompattarsi di fronte alle incombenze che si presentano in consiglio dei ministri.

IERI MATTEO Salvini,  a sua volta alle prese con le turbolenze interne alla Lega, ha ribadito che proprio l’appuntamento elettorale di giugno è il passaggio chiave per marcare l’identità dell’alleanza. «Noi come Lega abbiamo un’idea di Europa molto chiara, coerente, non siamo disposti a governare con i socialisti, con Macron, con i signori delle bistecche sintetiche, degli sbarchi senza fine, del mancato controllo sul fanatismo islamico, delle auto elettriche cinesi a tutti i costi. Quindi io propongo il centrodestra unito intanto in Europa, sperando che nessuno in Europa preferisca Macron. Perché Macron quando parla di guerra, di mandare soldati a morire è pericoloso». Il messaggio è chiaro, sia per Forza Italia che per le tentazioni di Giorgia Meloni di convergere in una «maggioranza Ursula» un po’ spostata a destra. E se non fosse abbastanza chiaro il leader leghista polemizza indirettamente con Mattarella parlando della scuola di Pioltello: Salvini invece usa la vicenda della scuola di Pioltello e rilanciando l’idea di «un tetto del 20% di alunni stranieri per classe».

A SALVINI ha risposto da Fratelli d’Italia Luca Ciriani. «Siamo sempre stati coerenti, noi di Fdi, della coerenza abbiamo fatto il nostro primo comandamento – ha detto il ministro dei rapporti con il parlamento – E lo saremo anche in ambito europeo: non governeremo con i socialisti». Insomma: potrebbe non bastare mettere insieme più voti delle opposizioni a giugno, cosa peraltro nient’affatto scontata: le nuove geometrie europee potrebbero aumentare la tensione in patria e turbare gli equilibri.

GIORGIA MELONI, tuttavia, è impensierita anche da Daniela Santanché, indagata per la presunta truffa ai danni dell’Inps. Ieri i fact-checker di Pagella Politica hanno divulgato una pagina fitta con un collage tweet a firma dell’attuale ministra del turismo. Il montaggio raccoglie tutti i messaggi (almeno un ventina, soltanto negli ultimi anni) in cui Santanché ha chiesto via social le dimissioni di qualcuno. Lei questa volta alle dimissioni non ci pensa proprio. Al contrario, continua a dirsi «serenissima» e ad essere certa che nessuno nella maggioranza si aspetta un suo passi indietro, visto che è la stessa presidente del consiglio a proteggerla.

I PRIMI DUBBI però cominciano a emergere, e non più in forma riservata: «Noi siamo garantisti fino al terzo grado di giudizio, ci mancherebbe – dice ad esempio il deputato della Lega Stefano Candiani – Ma se la domanda è: ‘Se si presentano delle condizioni di condanna bisogna trarne delle conclusioni?’, il buonsenso dice che bisogna evitare imbarazzi al governo, su questo non ci sono dubbi». Il caso approda il 3 aprile alla Camera: la conferenza dei capigruppo ha messo in agenda la mozione di sfiducia a prima firma del capogruppo del Movimento 5 Stelle Francesco Silvestri. Il giorno successivo si discuterà quella presentata dalle opposizioni contro Salvini, dopo le dichiarazioni sulle elezioni russe. Nel frattempo si apprende che il quasi-cognato di Salvini Tommaso Verdini, figlio dell’ex parlamentare berlusconiano Denis, ha chiesto il patteggiamento nel procedimento in cui si ipotizzano i reati di corruzione e turbativa d’asta su alcune commesse dell’Anas.

MA, APPUNTO, la destra deve poi ritrovarsi poi nell’azione quotidiana di governo. I distinguo in questo caso arrivano sul decreto legge che blocca il credito d’imposta sul Superbonus, che ieri ha generato le critiche di costruttori e operatori del settore.

DA FORZA ITALIA ci tengono a smarcarsi e fanno subito sapere che «in Parlamento si potrà migliorare». Dalla delegazione azzurra trapela che buona parte dei ministri è venuta a conoscenza del taglio a ridosso della riunione e ha fatto buon viso a cattivo gioco solo di fronte all’allarme sui conti pubblici esternato da Giancarlo Giorgetti. «La nostra linea è salvaguardare il settore dell’edilizia e tenere in ordine i conti – spiegano da Forza Italia – Vogliamo evitare danni a un’economia già provata dai tassi d’interesse e dall’inflazione». L’avvertimento vero, però, arriva dalle parole di Alessandro Cattaneo: «Chiusa l’emorragia e la questione del Superbonus vogliamo subito riprogrammare bonus equilibrati e duraturi per il settore dell’edilizia, che ha bisogno di incentivi e di sgravi fiscali – dice il deputato e capo dei dipartimenti di Forza Italia – Anche la cessione del credito dovrà ripartire il prima possibile perché serve».