Una riunione «d’emergenza» del Consiglio federale della lega, convocata per lunedì, la decisione di presentare un ricorso per sbloccare i fondi del partito sequestrati dal tribunale di Genova e un nuovo attacco, da parte di Matteo Salvini, contro le «toghe rosse», anzi «ultra rosse» che vorrebbero far fuori il Carroccio e «imbavagliarlo» come «neanche i Turchia». Per questo, tuona il leader leghista, «domenica a Pontida faremo scelte impegnative, che non si ricordano nella storia del dopoguerra», addirittura.

Nessun attacco politico come dice e ripete da due giorni Salvini, ma un sequestro preventivo «a tutela del parlamento», è la risposta del procuratore di Genova, Francesco Cozzi. Un sequestro di diversi conti correnti per 48 milioni di euro, conseguenza della sentenza di primo grado nel processo per truffa ai danni dello stato che si è concluso a fine luglio con una condanna a 2 anni e 6 mesi per l’ex leader della Lega Umberto Bossi e a 4 anni e 10 mesi per l’ex tesoriere Francesco Belsito. Agli inizio luglio i giudici milanesi avevano invece condannato l’ex tesoriere a 2 anni e 6 mesi, il senatur a 2 anni e 3 mesi e il figlio Renzo Bossi a un anno e 6 mesi per le spese sostenute dalla famiglia Bossi con i fondi pubblici.

L’attuale segretario della Lega contro il sequestro dei fondi ripete che non c’è continuità con le gestioni passate del partito che sarebbe anzi «parte lesa», anche se i nuovi vertici non si sono costituiti parte civile. Ma «contavamo che in Italia ci fosse giustizia, in appello agiremo come Lega», prova a correre ai ripari Salvini. Si erano però costituiti parte civile la Camera e il Senato, «per aver risarcito un danno derivante dall’erogazione di contributi (i rimborsi elettorali, ndr) che non dovevano essere dati perché fondati su bilanci non corretti», dice il procuratore Cozzi spiegando appunto perché il sequestro dei 48 milioni sarebbe stato fatto a tutela del parlamento.

All’offensiva anti «toghe ultrarosse» del leader della Lega ribatte in serata la giunta dell’Associazione nazionale magistrati, con una nota che respinge il «violento attacco» contro l’Autorità giudiziaria di Genova, attacco che va oltre «il legittimo esercizio del diritto di critica dei provvedimenti giudiziari» minando «ingiustificatamente la credibilità e l’immagine di terzietà dell’intera magistratura».

Sullo scontro tra la Lega e la magistratura interviene il presidente del senato Pietro Grasso: «E’ un problema che trascende la politica. Si tratta di eseguire le sentenze della magistratura, se queste sono un attacco lo lascio giudicare ai cittadini». Mentre un Matteo Renzi scatenato anche sull’onda degli ultimi sviluppi della vicenda Consip e dintorni mena fendenti: «Mi dicono di smettere di dire che la Lega ha rubato. La Lega smetta di rubare e io smetto di dirlo».

Ai leghisti dispiace invece che proprio colui che per anni ha dovuto affrontare le «toghe rosse» non corra a esprimere la sua solidarietà: «Ringraziamo tutti coloro che hanno capito la gravità delle scelte di certa magistratura militante – dice infatti il capogruppo del Carroccio al senato, Gian Marco Centinaio – Francamente ci stupisce molto il silenzio di Silvio Berlusconi».