«Mi chiede se sono stato contattato dal Ministro dell’Interno? No, non mi ha chiamato». Alle 19 di ieri sera, a 16 ore dal rogo che ha ucciso due persone e intossicato altre venti, il sindaco di Mirandola Maino Benatti risponde così, tra lo sconsolato e l’amareggiato, quando gli si chiede se ha ricevuto un messaggio di vicinanza da parte di Matteo Salvini. Che come ministro dell’interno non ha trovato il tempo per alzare la cornetta e chiamare il primo cittadino di un paese che per oggi ha dichiarato il lutto cittadino. E che però, come numero uno della Lega, ha invece dichiarato a caldo, quando ancora la vicenda non era chiarita, che si era senza dubbio trattato «dell’ennesimo episodio di violenza da parte di un immigrato». «Alla faccia di chi vuole i porti aperti, qui invece i porti bisogna blindarli in tutta Europa», ha aggiunto il numero uno del Carroccio. E tutta qui, al di là della tragedia e del fatto di cronaca criminale, la cifra politica della giornata di ieri a Mirandola, 25 mila abitanti a nord di Modena.

A pochi giorni dal voto Salvini non ha esitato un minuto a rilanciare le sue battaglie politiche, quando ancora nell’aria del paese si sentiva puzza di bruciato e i mirandolesi, sbigottiti, stazionavano davanti al palazzo devastato dal fuoco. Con i pompieri e i vigili impegnati nel liberare dalle macerie il piano terra dello stabile devastato dalle fiamme e che ospitava, oltre agli uffici, anche 9 appartamenti.

Ad aver appiccato il fuoco sarebbe un giovane uomo nord africano, probabilmente tunisino, con precedenti, colpito da un ordine di espulsione e fermato a Roma lo scorso 14 maggio per un controllo di identità, a cui avrebbe risposto fornendo false generalità. Come sia finito a Mirandola ancora non è chiaro, così come non è chiaro il movente. In paese c’è chi parla di un alterco con i vigili comunali, ma dal Municipio tutti giurano che nessuno ha mai visto, e tanto meno parlato, con quel ragazzo pare poco più che 18 enne e con grosse difficoltà di comunicazione, come ha raccontato chi lo sta interrogando.

Il giovane, secondo la ricostruzione dei carabinieri, si sarebbe introdotto nella notte tra lunedì e martedì nel comando della polizia municipale, avrebbe rubato alcuni oggetti (tra cui alcune divise) e sarebbe fuggito appiccando l’incendio. E’ stato poi bloccato dai militari a circa 100 metri dal palazzo, quando le fiamme stavano rapidamente avvolgendo i piani superiori. Il bilancio è pesante. Venti intossicati, due gravi, e due morte asfissiate: un’anziana signora italiana e la sua badante ucraina. «La conoscevamo bene, lavorava qui da 15 anni», dicono le sue colleghe in un italiano quasi perfetto. A pochi passi da loro c’è Ian Fehrer, rumeno di origine, sacerdote ortodosso di origine romena. «Mi sono accorto del fuoco, ho chiamato i soccorsi e sono subito uscito in strada per aiutare. Non ci resta che rimanere in silenzio ora».

Per tutti gli abitanti della palazzina è stata trovata una soluzione abitativa temporanea e la Regione Emilia-Romagna ha messo sul piatto dei fondi economici per aiutare le vittime. I tre bimbi finiti in ospedale per il fumo sono in buone condizioni, e probabilmente saranno dimessi domani. Così come tra oggi e domani saranno dimessi 18 dei 20 ricoverati. Due restano gravi.

Poi c’è la polemica politica. Il segretario del Pd Nicola Zingaretti dà solidarietà alle famiglie delle vittime, ma ha ricordato al Ministro dell’Interno che è suo compito «garantire la sicurezza perché quello che sta emergendo è il fallimento totale della sicurezza nelle città». Ancora più duro il deputato de La Sinistra Erasmo Palazzotto: «Salvini specula anche sui morti a fini elettorali. Si ricorda di essere il ministro dell’Interno solo perché a commettere un reato è stato un immigrato».

Nel pomeriggio Salvini ha rilanciato durante l’ennesimo comizio. Questa volta a Ostuni, nel brindisino. «L’immigrato di Modena tornerà a casa sua a calci nel sedere sul primo aereo», dice.