Sembra essersi risolta la vertenza sui 150 euro che il governo voleva togliere agli insegnanti, anche se i sindacati non sono pienamente soddisfatti e segnalano la permanenza di diversi nodi aperti, come quello degli Ata (personale non docente). Ieri un decreto legge varato dal consiglio dei ministri ha confermato quanto annunciato dal premier Enrico Letta nei giorni scorsi, e cioè che dalle buste paga non verrà prelevata la tranche di 150 euro come restituzione degli scattì già pagati dal primo gennaio 2013.

Il decreto ripristina gli scatti d’anzianità per il 2014 e consente di recuperare quelli del 2012 e 2013, demandando a un’apposita sessione negoziale il riconoscimento dell’anno 2012. Inoltre, assicura che «al personale interessato verrà mantenuto il trattamento economico corrisposto nell’anno 2013». Per reperire le risorse, si attingerà al 30% di risparmi derivanti dai tagli dell’era Gelmini (sono stati accantonati 120 milioni) e al Mof, il fondo per il miglioramento dell’offerta formativa.

Cautamente soddisfatti i sindacati, che chiedono comunque un confronto urgente con la ministra dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza. Il decreto «risolve solo in parte le questioni», afferma il segretario generale della Cisl scuola, Francesco Scrima: «Nulla si dice sulle posizioni economiche del personale Ata».

«Contrariamente a quanto affermato dal ministro nei giorni scorsi il governo non ha stanziato le risorse necessarie a evitare il prelievo dal Mof», accusa il segretario Flc Cgil, Mimmo Pantaleo, che ritiene «gravissimo non aver previsto alcuna soluzione strutturale per il personale Ata». «In sostanza viene ripristinata la progressione economica per anzianità prevista dal contratto vigente, ma viene per tutti rallentata per il mancato riconoscimento del 2013», sintetizza Massimo Di Menna (Uil scuola).